LA LUCE IN SALA


GIMME SHELTER
13 Maggio 2014, 9:04 PM
Filed under: Cattolici, Film, Pro Life

(Gimme Shelter)

USA, 2013, di Ron Krauss, con Vanessa Hudgens, Rosario Dawson, Brendan Fraser, Stephanie Szostak, James Earl Jones…

Gimme_ShelterInauguro finalmente la sezione Pro Life  del sito (un film Pro Life è per sua natura anche cattolico!) con un titolo davvero imperdibile basato su una storia vera, Gimme Shelter. É un buon film, cioè buono nel senso che può davvero, a differenza della robaccia vacua e tecnicamente perfetta sfornata a nastro, instillare nel mondo una lacrima di senso. E ok sapete che non sono un critico, ma un po’ di buon gusto penso di averlo, dunque a fronte di un prodotto obiettivamente discreto temo che il motivo per cui la critica lo abbia giudicato così male stia proprio nella sua intrinseca bontà. Vecchia storia: pazienza.

“Apple” è una ragazzina di 16 anni che nella vita ha conosciuto soltanto abusi e si è fatta la trafila classica di questi drammi americani contemporanei: casa di cura/isolamento, serie scandalosamente lunga di case famiglia, violenze varie. Apple (il suo vero nome è Agnes, ma lei preferisce questo, dunque da ora tolgo anche le virgolette), scappa. Corre via lontano da sua madre avendo come unico riferimento, in un mondo che pare creato solo per spezzarla, l’indirizzo di suo padre. Questi è un pezzo grosso di Wall Street che vive in una vera e propria reggia con la sua famiglia: compresa la situazione decide di ospitarla almeno temporaneamente. Dopo appena un paio di giorni Apple manifesta gli inequivocabili sintomi di una gravidanza. A nulla valgono i suoi tentennamenti: le viene apparecchiato dinnanzi il tavolo operatorio a suon di domande fatte di un realismo volutamente schiacciante: come farai? Pensi di avere l’età per una gravidanza? Vuoi finire come tua madre? Apple scappa di nuovo. Lei sa cosa vuol dire essere respinti. E lo saprà fino a quando, lottando contro sé stessa e un passato tornato a morderla, giungerà in una casa di accoglienza per ragazze in dolce attesa.

01bFinito il film ho pensato un po’ ad Apple e a quanta stima io provi per lei. Da dove le è venuta l’istinto di scappare davanti all’aborto? Da dove, avendo lei imparato che le madri sono esseri violenti e le famiglie dei contenitori precari che attendono solo un assegno governativo? Perché lei che è povera, ignorante e ferita intimamente dal mondo conosce il significato di una vita che nasce? Forse in quest’ultima domanda c’è anche la risposta: la famiglia di suo padre, dove ci sono milioni di dollari e lauree, granito e domestici che servono a tavola, non tollera la semplice verità che il germogliare di una nuova vita vale ogni sacrificio… e arriva a non considerarne, date le sue possibilità, nemmeno uno infinitesimo. Quando si è in cima al mondo, accecati dalle lusinghe di una posizione ove il mantra d’obbligo è “sei tu la persona più importante del cosmo”, sembra che fare un solo passo indietro abbia un costo relativo superiore  all’intera esistenza di un bambino… di un uomo.

01cLa vita che nasce trova così accoglienza in una struttura che è costruita sui sacrifici. È gestita da una donna che ha donato la sua casa e il suo impegno affinché le ragazze coraggiose avessero i mezzi per esserlo fino alla fine.

Il film può affascinarci, intendo qua, su queste pagine, anche per l’ambientazione cattolica. Si tratta di un aspetto puramente contestuale, volutamente non insistito. Mi soffermo a notarlo solo per una coerenza interna del blog, ma il regista, che è anche lo scrittore del film, è in grado di gestire questo aspetto nel modo migliore per il bene del messaggio che si vuole veicolare: sceglie l’equilibrio confessionale, pone al minimo la religiosità, non descrive un’opera pia come un monolite di certezze. Insomma, la preziosità della vita dovrebbe essere un postulato universale.

01aIl film si presta molto bene per la visione finalizzata al dibattito con gruppi di giovani. I contenuti e le evoluzioni della trama offrono anche spunti che qui, per evitare di rovinare la visione, ho omesso.

Fa piacere che Vanessa Hudgens, l’attrice protagonista, abbia fatto questo passo: speriamo non abbia messo una pietra tombale sulla sua carriera claudicante proprio ora che abbiamo potuto apprezzarne al pieno le capacità.

Postilla musicale: notare Lana del Rey con Born to Die ma anche l’azzeccata A Mother’s Prayer di Celine Dion, nei titoli di coda.


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