LA LUCE IN SALA


IL GOBBO DI NOTRE DAME
12 dicembre 2010, 8:00 am
Filed under: Cattolici, Di ispirazione, Film

(The Hunckback of Notre Dame)

USA, 1996, di Gary Trousdale e Kirk Wise, voci originali di Tom Hulce, Demi Moore, Tony Jay, Paul Kandel…

La catalogazione di questo film è stata problematica: meglio Evergreen cattolico, o solo cattolico? Alla fine ho optato per la seconda, perché sebbene la Disney tenda a colpire l’immaginario collettivo con prodotti facili a fregiarsi come “ grandi classici”, ho deciso di riservare per la prima categoria un rigore quasi ortodosso. Questo non incide sull’importanza del titolo il quale, per una volta, ci mostra un’ apertura a dir poco sorprendente da parte della colossale casa di produzione americana. Capita, di fronte a tanta considerazione, di chiedersi che cosa possa esserci veramente sotto… ma l’arte gioca ogni tanto di questi scherzi, scalzando la più sospettosa delle tiepide approvazioni con una sostanziale genuinità di intenzioni. Consentiamo perciò alla multinazionale americana (cui vanno egualmente imputati trascorsi a dir poco inquietanti) il beneficio del dubbio… e prendiamo questo film per quello che appare: un tributo significativo alla religione, e un appello al rispetto dei diritti inviolabili dell’uomo. L’adattamento dall’opera Notre Dame de Paris di Victor Hugo per il pubblico infantile, aiuta certamente a percepire questo “tributo”, viste alcune modifiche notevoli (basti dire della sostituzione dell’originario villain arcidiacono con un ben meno spinoso ministro di giustizia.) Ho sempre osservato, gustandone la visione dal lontano ’96, che quest’opera, nonostante i diffusi espedienti narrativi (gli sketch, i personaggi buffoneschi, l’impostazione “categorica” dei personaggi in eroe, eroina, cattivo) volti a polarizzare l’attenzione dei bambini, fosse in realtà un prodotto dai toni piuttosto grevi, di significato intenso in particolare per gli adulti. Sembrerebbe che l’abilità tipicamente disenyana di mettere d’accordo ogni generazione, qui si sbilanci un pò verso la componente senior del pubblico.

Vorrei dare risalto al coraggio di proporre un protagonista “disabile”, nonché un antagonista come Frollo: accecato da un odio feroce (tipico dell’anti-eroe fiabesco), ma pure da una sensualità disperata, di scarsa proponibilità al pubblico dei piccoli. Ma procediamo con ordine. La sequenza introduttiva che dà l’impostazione della trama è un capolavoro. Con mostruosa crudeltà si compie un delitto fatto passare per esecuzione, proprio davanti alla cattedrale di Notre Dame. A giacere esanime è una zingara fuggiasca, colpevole di supplicare asilo per sé per il piccolo nascosto fra le pieghe materne. L’intervento dell’arcidiacono, invocante la schiacciante presenza della casa di Dio, (dalla quale maestoso Egli incombe, affacciato nella suggestione di centinaia di statue dagli occhi invadenti) impedirà a Frollo di proseguire nell’atto, salvando così il bambino, incriminato di essere affetto da deformità fisica. Il film non indora nessuna pillola: Quasimodo è simpatico, umanissimo, reale nell’interiorità e tuttavia, anche nella “bruttezza” esteriore. Di questo la Disney va infinitamente lodata, perché non è mai facile proporre tematiche delicate quanto queste, e nessuno lo fa volentieri,specie senza usare mezzi termini. Le immagini goticheggianti dell’introduzione scorrono sullo schermo, nel lirismo di belle musiche evocanti il Dies Irae, (accorpate alle scenografie da scampanii cupi), e il tutto mi rievoca i problemi del giorno d’oggi. Non mi sembra di esasperare i simbolismi se nel pozzo in cui Quasimodo sta per essere gettato rivedo il dramma dell’aborto e della selezione degli embrioni (fra l’altro lo ricordo, Frollo è un ministro), e non esagero se la mano protesa dell’arcidiacono e il grido spaventoso della cattedrale mi richiamano gli appelli, ahimè spesso inascoltati, dei vertici cattolici. È il film stesso a dirlo, non io: l’unico luogo in cui Quasimodo può concedersi il lusso di esistere è all’interno della Chiesa, (rifugio cui altri personaggi saranno loro malgrado costretti a frequentare.) Si potrebbe proseguire all’infinito, e leggere di questi simbolismi quasi in ogni sequenza, ma limitandomi a ricordare fugacemente la questione francese sui rom, chiudo qui i parallelismi, per non correre il rischio di risultare didascalico o peggio, noioso. (Senza contare il rischio di intendere più di quanto venga effettivamente comunicato). La vera apoteosi “cattolica” (ma anche cristiana, certo) è un’altra, e a differenza di tutto il resto, non si nasconde fra le righe di una trama avvincente o i lustrini di effetti visivi meravigliosi (pur presenti):

La scena in cui Esmeralda esprime la sua preghiera del cuore è un momento di vera spiritualità. La poverina si rivela intimamente a Dio, gli parla, e a noi è concesso di imparare dalla sua umiltà, dalla sua povertà solo esteriore, dallo spessore del suo sincero altruismo. Voglio ripetermi perché a mio parere la faccenda ha dell’incredibile: non è da tutti arrivare a tanto in prodotti cinematografici di diffusione globale, e il “buonismo” targato Disney (quello delle fate, delle morali ovvie) qui osa, si compromette fino in fondo guadagnandosi ogni ammirazione. Il contrappeso alla canzone di Esmeralda “Dio fa qualcosa”, è costituito dalla preghiera miasmatica del ministro Frollo.

La sequenza è terribile nel mostrare un grave fraintendimento sulla natura celeste, e una religiosità egocentrica e distorta. Frollo è un personaggio dai tormenti eccessivi ma plausibili, e dalla sua snaturata invocazione alla Vergine, oltre che dal confronto con l’approccio di Esmeralda, impariamo qualcosa sul senso del dialogo con Dio e sul significato della preghiera. Abbiamo l’occasione di far tesoro di una lezione impartita dal più comprensibilie e improbabile dei pulpiti. Delizioso lo scontro della metafora con la realtà:

Febo: Buongiorno signore… non vi sentite bene? Frollo: Ho avuto problemi con il caminetto… Febo: …Capisco!

Parliamo ora del  “misterioso campanaro”, al quale non si risparmia alcuna umiliazione: quella pubblica e quella interiore, (assai più cocente per lui doversi disilludere di essere riamato dalla bella Esmeralda, cui solo il capitano Febo può realisticamente aspirare). Il film è amaramente onesto. Il lieto fine, con la cattedrale (vera co-protagonista) che salva dalla morte le due vittime grazie al doccione spezzato da una forza di chiara provenienza, ci esalterà…  ma arriverà presto l’”ombra” di un idillio. Alla fine Quasimodo viene accolto da tutti per aver provato la sua bontà e il suo eroismo: si è, diciamo, guadagnato un passaporto per il mondo. Siamo contenti per lui, tuttavia… questo ci ricorda, per contrasto, che nel mondo vero non esistono certificati sufficienti ad ottenere il… “diritto d’asilo!”.

Proponete questo film ai vostri alunni, comunicandi, figli e nipoti… lasciate che gli si affezionino, che lo rivedano: se ne ricorderanno quando sarà il momento di indignarsi, di schierarsi assieme a qualcuno che è debole.

Alla prossima (ri)scoperta!


2 commenti so far
Lascia un commento

Complimenti davvero ! Una recensione aregola d’arte per un film straordinario. Uno dei miei preferiti. Continuo nella lettura.. :)

Commento di Consigli per dimagrire

Se posso dire la verità, questa versione ha preso molto da quella del 1939, “Notre-Dame” di William Dieterle, con l’immenso Charles Laughton nel ruolo di Quasimodo e Maureen O’ Hara in quello di Esmeralda.
Se lo vedi, noterai come molte cose siano quasi copiate da quel film, secondo me l’interpretazione migliore che il cinema ne abbia mai dato, e che, calato nel contesto del suo tempo, ci dice molto. Lo vidi per la prima volta da bambina, e ricordo che, alla fine, piangevo come una fontana!!
http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=16401

Commento di Mercuriade




Lascia un commento