LA LUCE IN SALA


FOTOGRAMMA/PENSIERO #12: PREFERISCO IL RUMORE DEL MARE
30 Maggio 2011, 7:42 PM
Filed under: Fotogramma/Pensiero

(Preferisco il rumore del mare, ITA 1999, di Mimmo Calopresti)

Due mondi vicini ma diversi si confrontano nell’amicizia fra Matteo, ricco adolescente torinese che accusa un senso di vuoto esistenziale, e Rosario (foto), calabrese fuggito nel capoluogo piemontese  lasciandosi indietro il fantasma della vendetta mafiosa.  Troverà ospitalità presso una comunità per disagiati gestita dall’onesto, a tratti poco ortodosso, don Lorenzo. La sua particolare sensibilità, unita al granitico senso del dovere e dell’onore, porteranno il giovane “straniero” (termine volutamente sbagliato) a carezzare l’idea di accostarsi al sacerdozio. Il film è magistrale nell’alludere a tutto un campionario di sentimenti, situazioni delicate, valori antichi… Una storia semplice e di rara intensità in cui la Chiesa trova un ruolo positivo risolto in una strana poetica mestizia (che talvolta conduce allo squallore) nata dal suo lodevole, diretto contatto con gli ultimi fra gli ultimi.



COURAGEOUS, DAI CREATORI DI FIREPROOF
28 Maggio 2011, 6:10 PM
Filed under: News

Se avete visto Fireproof (Alex Kendrick, 2008) e ne avete apprezzato la carica formativa, sarete contenti di sapere che la Sherwood Pictures, “moviemaking ministry” della Sherwood Baptist Church di Albany (Georgia), cui se ne deve la realizzazione, sta ultimando il processo creativo del suo prossimo film, Courageous (nei cinema americani questo 30 settembre).

Courageous racconta di quattro uomini chiamati, in quanto funzionari di polizia, a “servire e proteggere”, secondo il loro motto. Adempiono a questo compito ogni giorno al meglio delle loro possibilità, sul lavoro, ma, quando rientrano a casa la sera si trovano  di fronte ad una sfida che non sono pronti a sostenere: la paternità. Fanno quello che devono fare, sono oggettivamente dei padri accettabili… ma scopriranno presto quanto il loro standard stesse mancando il nocciolo essenziale di un ruolo così delicisivo per la vita delle loro famiglie. Quando la tragedia colpirà i loro cari questi uomini  dovranno affrontare le loro speranze, paure, la loro fede, il loro senso di… paternità. Potrà un’urgenza appena scoperta riavvicinare questi uomini a Dio e ai loro figli?

In Fireproof avevamo vigili del fuoco qui, invece, poliziotti: come conferma il sito ufficiale l’action sembra essere una promessa da mantenere. Se da un lato potremmo dire “per fortuna!”, dall’altro quello che sembra un riciclare la “formula Fireproof“, riadattandola a un tema attiguo a quello matrimoniale, lascia spazio a qualche dubbio: l’azione è davvero una componente indispensabile per affrontare un discorso sulla vita quotidiana e la spiritualità che dovrebbe pervaderla, o appare sempre più uno stratagemma per movimentare una narrazione altrimenti poco coinvolgente? Rimango fiducioso a partire soprattutto dal fatto che anche le poco entusiastiche aspettative su Fireproof sono state disattese dal film stesso. Aspettiamo!



TILDA SWINTON SARA’ UNA SUORA IRLANDESE
25 Maggio 2011, 12:34 am
Filed under: News

Se ad agosto vedremo Christian Bale in vesti sacerdotali, un po’ più in là una sua bravissima collega, Tilda Swinton, vestirà i panni della… suora. Il film in questione è intitolato eloquentemente “Sisters” e si propone, piuttosto ambiziosamente, come ibrido fra gli indimenticabili Sister act (Emile Ardolino, 1992) e L’attimo fuggente (Peter Weir, 1989). Sembrerebbe un connubio più facile a dirsi che a farsi: resta da capire in quali aspetti i due titoli potrebbero fondersi o contaminarsi – maschile/femminile, commedia/drammatico, laico/religioso? Il film sarà diretto da Terry Loane e racconterà la vicenda di una madre iralndese degli anni ’60 (attivista del movimento femminista), e di una suora che, giunta in una scuola popolata di bambini disagiati, col suo estro di insegnante, cambierà la vita a molti di essi. Sembra profilarsi all’orizzonte un’altra bella storia sul delicato, cruciale rapporto, insegnante-studente. E ancora… aspettiamo! (fonte)



“THE TREE OF LIFE”, PALMA D’ORO AL MIGLIOR FILM
22 Maggio 2011, 8:50 PM
Filed under: News

Si è appena concluso il 64° Festival di Cannes. A vincere il premio come miglior film il controverso “The Tree of  Life”. Malick, da sempre poco avvezzo ai riflettori è rimasto in platea, lasciando la scena ai produttori. Congratulazioni!



AGGIORNAMENTI FLASH – VINCITORI “MIRABILE DICTU”, USCITA “13 FLOWERS OF NANJING” – HEREAFTER HOME VIDEO
20 Maggio 2011, 6:18 PM
Filed under: News

Mi scuso per questi post a raffica, ma questo è quello che succede quando le cose da fare si accumulano (e come se non bastasse è uscito proprio in questi giorni The Tree of Life, che volevo recensire il prima possibile!)

MIRABILE DICTU: Ieri sera si è tenuta la serata gala per le premiazioni dei vincitori, nelle varie categorie, dell’International Catholic Film Festival, Mirabile Dictu (qui l’articolo de La Luce in sala dedicato). Eccole:

Miglior Film: Duns Scoto, di Fernando Muraca, Italia 2010. (La storia del filosofo medievale John Duns, detto Scoto perché scozzese, vissuto a cavallo tra il XIII ed il XIV secolo. Film prodotto dai Francescani dell’Immacolata in collaborazione con la TVCO).
Miglior Documentario: La Ultima Cima, di Juan Miguel Cotelo (documentario incentrato sulla vita del sacerdote spagnolo, filosofo e teologo, Pablo Dominguez, morto nel 2009 a soli 42 anni mentre scendeva dal Moncayo, la massima vetta della catena montuosa del sistema iberico. Questa, per l’esperto scalatore don Pablo, era l’ultima cima che gli mancava. È morto una settimana prima di difendere la sua tesi di dottorato in teologia in una nota Università pontificia romana).
– Miglior Cortometraggio: Kavi, di Gregg Helvey. (Questa pellicola affronta il tema dello sfruttamento minorile, in un campo di lavoro indiano).
– Miglior Attore protagonista: Adriano Braidotti, nel ruolo di Duns Scoto.
– Miglior Regista: José Luis Gutierrez, regista di Marcelino pan y vino, Messico 2011. (Remake del celebre film, il cui eroe principale, un bambino orfano innamorato di Gesù, è interpretato da un attore-bambino notevole. L’azione si svolge nel Messico dei Cristeros). (La Bussola Quotidiana)

13 FLOWERS OF NANJING: Abbiamo già parlato del prossimo film con un Christian Bale sacerdote. Ora sono giunte notizie sulla data di rilascio dell’opera, il 19 agosto, e qualche nuova immagine:

 Qui potete vedere invece la locandina del film. Aspettiamo!

HOME VIDEO: Il 24 maggio, dunque fra pochi giorni, verrà rilasciato il DVD di Hereafter (prezzo sui 18.00 €… aspettate!).



THE TREE OF LIFE
20 Maggio 2011, 5:06 PM
Filed under: Cristiani

(The Tree of Life)

Usa 2011, di Terrence Malick, con Brad Pitt, Jessica Chastain, Sean Penn, Fiona Shaw, Joanna Going …

The Tree of Life è una vera esperienza cinematografica. Se dovessi spiegarlo con un pugno di parole potrei cavarmela dicendo che si tratta della cristallina professione di fede del regista, trasposta per immagini. Naturalmente c’è molto più di questo, e un’etichetta così forte tarperebbe impietosamente le ali al film. Confesso una certa stanchezza emotiva, uno spaesamento, il desiderio di arrendermi al naturale impasse che ostacola la ricostruzione a parole di un’opera incredibilmente complessa, ricca (forse perfino onnicomprensiva), di indescrivibile bellezza visiva e uditiva. Dove sei Dio? Perché vuoi che io sia buono quando tu permetti il male, quando tu non sei buono? Due delle molte domande che vengono poste direttamente a Dio, perché il film nella prima metà scorre libero, svincolato da ogni legge narrativa, da ogni presupposto: è una preghiera. L’interlocutore è Dio, e la magnificenza delle immagini naturali proposte sembra voler dare una risposta muta, composta di potenza terribile e poesia assieme. La morte di un figlio scatena la sofferenza nel cuore di due genitori che, dispersi nel dolore, bisbigliano con voci fuori campo una stentata riflessione punteggiata di interrogazioni, esternazioni di limitatezza nella comprensione di una crudeltà così gratuita. Mentre queste umanissime parole nascono quasi direttamente dalla mente dello spettatore, tanto sono comuni e personalmente condivisibili, gli occhi e la mente vengono sbalzati in una risposta che propone, con lo spiazzante espediente del parallelismo della creazione dell’universo, una risposta assoluta, lapidaria. È questo forse il momento di più imponente magnificenza, di incredibile intensità musicale, cromatica, concettuale. È un momento troppo bello. Dal nulla, e in chiave assolutamente anti-creazionismo letterale, la Genesi si dispiega come un segreto che viene finalmente svelato, mentre esplosioni, eruzioni, sommovimenti d’astri, trasformazioni a livello celeste, materico, chimico, biologico, si susseguono in un brano di inaudita commozione, sincopato da stacchi su schermo nero che salvaguardano il mistero, proprio quando l’occhio bramoso si fa troppo invadente. Così nasce la vita, un mistero infinitamente più impenetrabile di quello della morte di un figlio, è un rispondere a una domanda con un’altra domanda. Una domanda prepotente…e laconica assieme, cui ognuno potrà trovare all’interno le parole o i silenzi che, verosimilmente, già conosce. Nella seconda parte del film Malick infierisce contestualizzando l’iniziale dolore sin dal momento dell’incontro tra i futuri signori O’ Brien, e iniziando una trascrittura della vita del piccolo Jack (anch’egli coinvolto da adulto nel lutto famigliare) che affonda in una verità d’introspezione, tutta risolta per immagini, in cui ognuno, certamente in misure differenti, potrà riconoscere la propria storia. Non viene omesso nulla della crescita umana, di quella “Vita” di cui si parla nel titolo: l’infanzia, le incomprensioni che nascono dal candore. Poi, quando lo spettatore pensa di aver inquadrato il film, Malick approfondisce ulteriormente e importa con efficacia nella storia i turbamenti propri dell’adolescenza, la perdita dell’innocenza, la scoperta dell’orrore, della violenza. Racconta in modo sorprendente, con una parsimonia di parole impensabile per concetti tanto astrusi, i sommovimenti dell’anima, dell’interiorità di un ragazzo, delle delicate tensioni emotive che soggiacciono all’interno della famiglia. La polarità dei due genitori, (vitalistica giocosa e permissiva la madre, severo dispotico e quasi violento il padre), struttura un altro piano di comprensione sia dell’interiorità del protagonista Jack, che dell’incipit sul modo di vivere secondo la via della grazia o della natura, esemplificato in una separazione direi gametica, a livello famigliare, e unificata nella totalità assoluta di Dio. Essendo tuttavia il film desideroso di indugiare su ciò che di Dio non capiamo fino in fondo, e dunque non tanto la grazia quanto piuttosto il suo “spargere sale sulle ferite che dovrebbe curare”, risulta di impatto soprattutto l’ interpretazione da padre padrone di Pitt, incomprensibile ed odiato, rifiutato, in quel suo essere espressione simbolica microcosmica del braccio forte e burrascoso di Dio. Ecco che man mano che si superano i momenti frastornanti della proiezione tutto rientra in un equilibrio che nasce dalla comprensione a posteriori di una figura quasi troppo dissonante rispetto all’adorabile Chastain, madre-amica veicolo di ogni meraviglia. Questa discrepanza rivela soltanto, oltre al dolore dei fatti, l’amore in tutte le sue forme, anche quelle più aspre che vorrebbero condurre i figli in direzioni sicure, solide, senza che questi riescano o possano sospettare la misura di una tale premurosa impetuosità. Ecco che soprattutto Dio appare genitore del cosmo come gli O’Brien lo sono del piccolo Jack, e il parallelismo trova così risoluzione rivelando, quando è concluso ormai da tempo (ma ricordato di tanto in tanto con qualche rimando a sorpresa), una eccezionale, (parziale ovviamente!), risoluzione degli inestricabili dubbi dei protagonisti-spettatori. Da un punto di vista della qualità tecnica credo non si possa che applaudire. La cifra stilistica di Malick si rinsalda in una mole impressionante di immagini dall’estetica mai affettata (tranne quando occorre, ad esempio quando Jack deve prendere atto del divario tra i suoi turbamenti e il mondo domestico rimasto incorrotto, agli occhi di un bambino), fugaci pensieri risolti in frasi minimali, non originali perché quasi preconfezionate dall’esperienza dell’esistere. Una regia capacissima, in grado di alludere a tutto il prisma delle sensazioni umane col linguaggio diretto dell’inquadratura, dell’allusione con associazioni formali azzeccatissime. Il film, ormai mi sembra lapalissiano, ha una fortissima direzione spirituale, inusualmente dichiarata sin dal primo minuto. Per quanto i concetti teologici espressi possano effettivamente riferirsi a un tipo di religiosità universale, l’impronta cristiana emerge nitidamente da tutto il lungometraggio, non solo dai riferimenti confessionali specifici della famiglia (che volutamente sembra essere sia cattolica -la madre parla nell’infanzia di “suore”e il regista è, a quanto si legge in rete, un devoto cattolico – che protestante, la chiesa mi risulta essere evangelico-luterana), ma per le massime di vita che punteggiano tutto il film, universali certamente, ma (e forse anche, perché) cristiane. Sul finale e su molte altre tematiche manterrò un prudente silenzio, proponendo magari in futuro un’analisi più approfondita. Non aspettatevi il colpo di scena, la risoluzione estrema… piuttosto il sigillo estetico e religioso adeguato a una sfavillante poesia, una bruciante rivelazione, un multiforme impressionistico affresco che argomenta quella bisbigliata ma energica richiesta: … Rispondimi!Concludo raccomandando a tutti i lettori, personalmente, la visione del film. Se potete guardatelo al cinema: non c’è film che sia stato più contento di assaporare sul grande schermo. Non regalo a cuor leggero il voto 10, (spesso per parsimonia aprioristica), The Tree of Life da me l’ha avuto pieno.  Alla prossima!



18 MAGGIO – NEI CINEMA ARRIVA “THE TREE OF LIFE”
17 Maggio 2011, 11:57 PM
Filed under: News

Finalmente, con l’arrivo del film al festival di Cannes, iniziano ad arrivare informazioni più precise sull’ultima fatica di Terrence Malick (nonché le prime recensioni). Il riserbo su questo titolo è stato fortissimo fino all’ultimo momento: per incuriosire è stato concesso solo il bellissimo trailer e qualche informazione superficiale sulla trama. La vicenda narra di una famiglia texana degli anni ’50 e, in particolare, il processo di crescita del piccolo Jack, strattonato dalla polarità dell’indole dei propri genitori: tenera e religiosa la madre (Jessica Chastain), ruvido e violento il padre (Brad Pitt). In parallelo al microcosmo famigliare e alla sua piccola epopea, l’epopea cosmica (in senso letterale) della creazione (formazione?) del mondo, con piglio che si potrebbe definire a dir poco… sperimentale.

A noi qui interessa soprattutto il senso dell’opera, di cui saprò dire (e stabilire se trattare diffusamente) solo a visione avvenuta. Avvenire offre alcuni squarci salienti che per cautela non riporto perché vagamente spoileranti (se vi interessa, e credo comunuque che la complessità del film possa mediare su queste anticipazioni, seguite il link). Il timbro dell’operazione non può lasciare indifferenti se si considera che la produzione ha affermato: “Questo film è una poesia e, ne siamo sicuri, risveglierà la spiritualità che è in ognuno di noi“. Malick, regista cattolico,  sembra aver lasciato una traccia visivamente vibrante e intensa, sentita (percepibile anche in altre sue opere) della propria fede, nonostante Pitt (notoriamente ateo) non ne riconosca l’afflato cristiano e abbia dichiarato “Abbiamo fatto molti dibattiti teologici per prepararlo, ma più che indirizzarsi ad un’unica religione, il film riflette una spiritualità universale*. In ogni caso le premesse sono a dir poco invitanti: lo aspettavo da moltissimo… a giorni saprete anche la mia!



AGGIORNAMENTI: MIRABILE DICTU – JEANNE CAPTIVE
15 Maggio 2011, 10:47 PM
Filed under: News

E’ in corso nella capitale l’International Catholic Film Festival, Mirabile Dictu, di cui abbiamo parlato diffusamente qualche giorno fa. Riprendo il discorso per annunciare quali sono i tre lungometraggi in lizza per il miglior film: Duns Scoto (Fernando Muraca, 2010), God’s Mighty Servant (Markus O. Rosenmüller, Germania 2010), la storia di Suor Pasqualina e del suo importante ruolo nella vita di Pio XII, Marcelino pan y vino (José Luis Gutierrez, Messico 2011). I titoli per il miglior documentario sono invce: La Última Cima (Juan Miguel Cotelo),  Nine Days That Changed the World, dedicato alla visita di Giovanni Paolo II nella sua terra d’origine, avvenimento che ha cambiato radicalmente le sorti della Polonia e, infine, Teresa di Gesù Bambino (Alberto Di Giglio). La premiazione è fissata per la serata del19 maggio.

Cambiando contesto parliamo del film Jeanne Captive (Philippe Ramos, 2010), presentato in questi giorni al Festival di Cannes e dedicato, per l’ennsima volta, alla leggendaria figura di Giovanna d’Arco. Ciò che si evince dai primi resoconti critici è che l’approccio  del film sembri essere sospeso fra una lettura trascendentale dei fatti e il dubbio strisciante del vuoto, di un nulla di fondo. Il film si concentra su ciò che viene dopo l’azione, su ciò che nei precedenti episodi era stato omesso o trattato fugacemente: il periodo di prigionia dell’eroina fra le mura di un castello nel nord della Francia, prima di essere venduta agli inglesi. In questo momento Giovanna si chiude in ostinato silenzio, abbandonata dalle voci interiori che ne avevano precedentemente guidato le imprese. L’attrice che interpreta la santa è la “potteriana” Fleur Delacour: Clémence Poésy. Sono ansioso di farmi un’idea precisa su questo titolo: mi sembra potenzialmente molto interessante!



100° POST – PERSONAL #3: BENEDETTO XVI NEL NORDEST- TU CONFERMA LA NOSTRA FEDE
12 Maggio 2011, 1:56 PM
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È stata un’esperienza. Nell’arco della mia “lunga” vita non avevo mai visto un papa dal vivo. Domenica è successo: siamo partiti da Verona col treno della diocesi a un quarto alle sei, stipati (io, mia sorella, mio fratello e la mia amica Alessia) su due sedili nel piano alto di un vagone dal soffitto fastidiosamente basso. Tante suore, tanti preti, una vera valanga di scout e poi famiglie, famiglie, famiglie. Il treno è stato una scheggia. Abituato come sono a fare la spola dalle biblioteche di Venezia coi regionali che si fermano ogni quattro traverse di rotaia mi è sembrato di arrivare in un nanosecondo. Ah, faceva freddino. Scesi come fulmini ci siamo composti in un enorme mandria che ha invaso, come un solo uomo (ciclopico), la banchina per le navette. Seguendo le agili mosse di Don Giorgio, il parroco che ci ha presi con sé, abbiamo preso una delle prime navette pregando di riuscire a salire tutti (noi 4, 3 suore e il don) sullo stesso mezzo (pena il ricongiungersi la sera, alla macchina lasciata al parcheggio poco lontano dalla stazione Porta Nuova di Verona). Già lungo il tragitto verso il Parco di San Giuliano abbiamo preso coscienza di che cosa significhi la visita di un papa per una città: strade deserte alternate a nugoli di biciclette inforcate da pellegrini, o squadroni di pedoni (sempre pellegrini) riconoscibili dalla borsina gialla con stemma di Benedetto XVI, detta appunto “del pellegrino”. Militarescamente il tragitto è punteggiato da poliziotti, vigili, tanti e tanti volontari: chi all’organizzazione degli enormi parcheggi ancora deserti, chi a vegliare sulle strade chiuse, chi ancora ad indicare la via forsennatamente. Sono stupito dall’organizzazione e dalla vastità incredibile dell’operazione. Arriviamo al ponte di accesso del parco e ci mettiamo in coda. Sì, c’è la fila… ma non sembra niente di che. Mi aspettavo più gente… Entriamo nell’immenso parco (il più grande d’Europa) e scorgo un cordone di fedeli che si perde all’orizzonte. Beh, forse non siamo pochissimi… “meno male”, penso: ci tengo che il Veneto faccia bella figura col Papa… mi son miracolosamente smosso perfino io! Sempre seguendo Don Giorgio risaliamo la corrente come salmoni… gli altri sono gruppi numerosi con striscioni, tamburi, chitarre, bambini al seguito… noi siamo in 8: con qualche acrobazia e col rischio di scivolare nei fossi dagli argini roridi di rugiada arriviamo perfino in testa alla colonna, la quale, minacciosamente, dietro di noi sembra essere infinita. C’è ordine, tranquillità… un’atmosfera distesa a cui non sono per nulla abituato, in simili assembramenti di folla. Ma che dico? L’assembramento di folla più grande che mi è mai capitato è quello della sagra del paese (che in effetti fa un bel chiasso)! Don Giorgio devia verso il suo reparto e ci lascia con le suorine a varcare l’arco di accesso all’area liturgica. Siamo in testa alla fila! Ci siederemo sotto al palco, proprio come immaginavo! Che povero illuso sono… si vede che non sono un assiduo frequentatore delle visite papali. I settori sotto al palco sono già traboccanti di fedeli (giunti autonomamente sin dalla notte per prendere il posto). Le suorine supplicano pietà verso i volontari che ci sbarrano la strada… oh, son suore, loro ci provano! Niente da fare.. giustamente veniamo sospinti nei settori sulla collina. di gente ce n’è parecchia… ma avrei detto dovesse essere di più… mah! Di questi tempi… Insomma prendiamo posto. Siamo lontanissimi! Il disappunto vola via subito. Montiamo la seggiolina di cartone… (si avete capito benissimo… di cartone: non essendo io un fuscello ho paura a sedermici… insomma, è pur sempre di cartone! Le do una mezz’ora di vita). Sono le 8.30 mi pare… noi siamo già a posto ma la fila interminabile di fedeli continua infinita, sistemandosi nell’immenso prato transennato… non accenna ad esaurirsi, prosegue a perdita d’occhio. Dagli altoparlanti giungono messaggi di avvertimento: sì alle bandierine e agli striscioni (ce n’erano di bellissimi) durante il saluto al Papa, farli poi sparire durante la messa. Passa un’ora… l’atmosfera inizia a farsi eccitata. Passano elicotteri in continuazione… ogni tanto la marea umana inizia a far fremere le bandierine (oh, non la sapevamo che arrivava via mare!) Il coro (1066 elementi) inizia con dei canti straordinariamente belli. Il Papa arriva! Da dove? Non siamo affatto vicini alle transenne… la famiglia piazzata dieci centimetri davanti a noi sfodera uno striscione gigantesco che ci appare il più crudele dei sipari, ma poi, all’ultimo momento… lo solleva altissimo, una folata di vento lo scosta… e la papamobile è abbastanza in alto anche per il nostro sguardo. Sono una delle persone più ciniche che conosco, poco incline all’emozione. Pensavo che vedere il Papa mi avrebbe fatto piacere, che sarebbe stato bello. E invece mi ha davvero colpito. Senza esagerare, facendola breve, posso dire che mi ha profondamente emozionato. L’ho visto, sentito, letto, migliaia di volte in tv, radio, giornali… ma vederlo è stato un tuffo al cuore. Particolarmente intenso è stato partecipare anche a tutta la messa… che forse avrete seguito anche voi in tv. Concludo in fretta i patetismi e passo ad alcune conclusioni. Domenica non sono riuscito a quantificare che fossimo in 300.000 fedeli (una strage di gente insomma… mai se ne era vista tanta al ParcoSan Giuliano). A un certo punto di saturazione visiva il conteggio diviene una pratica senza fondamento. Andare a Mestre mi ha catapultato nella Chiesa viva, quella che smuove le masse, quella che è cattolica… (universale, un aggettivo spesso difficile da afferrare pienamente, da comprendere con l’esperienza), mi ha messo in mezzo alla prova che i cattolici sono tanti… e che quando serve, si fanno vedere e sentire! Qualcuno dei lettori c’era?

p.s. La seggiolina di cartone ha tenuto anche nel pomeriggio (mi ci son seduto durante il pic nic, al bar mentre aspettavamo il treno, al binario) e ora è qui, a casa… in attesa di essere usata ancora!



MIRABILE DICTU 2011
7 Maggio 2011, 4:05 PM
Filed under: News

C’è troppo poco clamore intorno a questo interessantissimo evento cinematografico giunto alla sua seconda edizione. Non so voi… ma io stavo rischiando di non accorgermene nemmeno… E invece il grande successo dell’anno passato ha spinto gli organizzatori a riproporre l’evento, ossia l’International Catholich Film Festival. La manifestazione si dipanerà lungo l’arco di ben dieci giorni, dal 12 al 21 maggio presso l’Auditorium Vaticano in via della Conciliazione, a Roma.

Ricordiamo che questo festival è stato voluto da Liana Marabini, regista di forte ispirazione cattolica, sotto l’Alto Patronato del Pontificio Consiglio per la Cultura. L’obiettivo è quello di creare un momento di congiunione decisa tra registi, interpreti, creatori accomunati da una particolare sensibilità per la storia e la spiritualità della Chiesa, e la Chiesa stessa. I film in concorso sono stati selezionati fra ben 746 titoli (tra film, cortometraggi, documentari, docu-fiction, serie tv, programmi vari). La lista verrà resa nota lunedì 9 maggio nel corso della conferenza stampa fissata per le h. 11.00, ancora presso la prestigiosa sede dell’Auditorium Vaticano. I premi da essegnare sono sei: miglior film, miglior documentario, miglior cortometraggio, miglior regia, miglior interprete protagonista e infine un premio alla carriera (che sarà assegnato all’attore Remo Girone). La premiazione sarà presentata dallo scrittore Valerio Massimo Manfredi e si terrà durante una cena di gala il 19 maggio. Fanno parte della giuria di valutazioni nomi noti sia del mondo dello spettacolo che delmondo cattolico:  monsignor Franco Perazzolo, la principessa Maria Pia Ruspoli, il produttore Carlo Degli Esposti (Palomar Productions), lo scenografo Gianni Quaranta (premio Oscar per il film Camera con vista). Il Comitato d’Onore, presieduto dal Cardinale Gianfranco Ravasi, è composto da Andrea Tornielli, Mauro Marabini, Irene Pivetti, Claudio Scimone, il Principe Sforza Ruspoli, la Baronessa Mariuccia Zerilli Marimò e dal professor Antonino Zichichi.

Sono previste sette giornate antologiche suddivise per tema :il 12 maggio sarà dedicato a Gesù Cristo nel cinema, il 13 alla figura del sacerdote nell’immaginario cinematografico, il 14 alle opere di registi emergenti, il 15 ai documentari, il 16 ai cortometraggi, il 17 vedremo Pio XII come protagonista di due filmati sotrici a lui dedicati, messi a disposizione del Festival dalla Filmoteca Vaticana). Scopro attraverso Facebook che il film di cui parlavo nel post precedente “Duns Scoto” (Fernando Muraca, 2010) parteciperà alla selezione.

Il premio assegnato è il “Pesce d’argento”, un trofeo che riproduce in metallo prezioso il primo simbolo della cristianità. (fonte)