LA LUCE IN SALA


DOLORES HART: DA STAR DEL CINEMA A PRIORA
31 gennaio 2011, 8:37 am
Filed under: I Protagonisti

Qualche giorno fa su La Bussola quotidiana è uscito un articolo di Alessandra Nucci veramente interessante. Cosa c’è sotto a una vocazione religiosa? Sicuramente un principio di insoddisfazione della propria vita (magari dovuto all’essere soli o frustrati dal lavoro), l’ incapacità di essere amati e dunque di sconfiggere un’insopportabile solitudine, non ultimo uno scompenso mentale ed emotivo. Chi crede che “sotto”, (ma anche sopra e attraverso) ci sia solo lo Spirito Santo, forse potrebbe spiegarsi meglio come abbia potuto Dolores Hart, attrice arrivata in cima alla vetta hollywoodiana, quasi un cinquantennio orsono, dare un brusco colpo di timone alla sua vita rinnegando per sempre la fama, il lusso, l’affair in dirittura di matrimonio col businessman Don Robinson (e dunque tutto quanto è umanamente e terrenamente invidiabile o desiderabile) facendosi… suora di clausura benedettina. Gli studios cinematografici losangelini hanno perso, non senza shock, un volto di bellezza magnetica in grado di reggere il confronto con quello più noto del mitico Elvis Presley, ma l’universo della fede ne ha guadagnato una testimonianza tanto forte da porsi come “cruccio” cui tutta la collettività è costretta, ieri come oggi, a confrontarsi. La carriera di Madre Dolores (oggi priora del suo convento), inizia nel 1956 all’età di 18 anni, decollando molto presto dopo aver interpretato l’oggetto delle attenzioni di Elvis nel film Loving you (Amami teneramente, Hal Kanter, 1957). La ragazza detiene un primato storico: fu la prima attrice a scambiare un bacio su pellicola con l’idolo delle folle. Del cantante Dolores può testimoniare un aspetto poco conosciuto: Elvis era un ragazzo del sud allevato secondo la religione cristiana battista e nei lunghi intervalli fra una ripresa e l’altra ( si legge nell’articolo della Nucci), leggeva la Bibbia sottoponendo alla collega i versetti che colpivano la sua attenzione, chiedendole: “Che ne pensi di questo?” Dolores si dice “contenta di essere fra i pochi ancora al mondo che possano testimoniare che persona perbene fosse”. Dopo quest’importante esperienza di carriera Dolores sarà richiestissima da tutti, girando altri due film prima di lavorare ancora accanto ad Elvis già nell’anno successivo (King Creole, La via del male, 1858, Michael Curtiz). In un’intervista ricorda le rocambolesche avventure per aggirare le folle urlanti che inondavano strade e hall di palazzi, nonché l’episodio in cui i due suonarono assieme, lei il clarinetto ed Elvis il pianoforte, alla festa di compleanno di Jan Pastore, sorella di lui. Dolores dipinge Elvis come un gentlemen dotato di semplicità, umorismo e, incredibilmente, timidezza. Successivamente la ragazza debutta a Broadway, vincendo un Theatre World Award nel 1959 e ricevendo una nomination per il Tony Award come Best Featured Actress per il suo ruolo in “The Pleasure of His Company”. È in questo momento della sua vita che un amico la invita a visitare l’abbazia di Regina Laudis per incontrare alcune suore a suo dire “veramente speciali”. In tutta risposta l’allora mondanissima Dolores rispose, con impeto che potremmo immaginare scandalizzato: “SUORE?!? No, non voglio incontrare suore!” L’amico che Dolores non specifica, ma che probabilmente era per lei una sorta di mentore o consigliere, rispose: “Ti ho mai indirizzato in modo sbagliato?

Così la giovane andò al Regina Laudis e qui, dopo alcune ore, avvertì una chiamata inequivocabile. “Tu avverti di essere in un posto speciale” afferma, e poi prosegue a raccontare: “Bene, dopo la prima visita sono ritornata indietro per gli spettacoli successivi, ma alla fine ho chiesto alla Reverenda Madre se lei pensava che io potessi avere la vocazione. Lei disse “No, no; torna indietro a fare i tuoi film. Sei troppo giovane”. L’ho fatto, e poi ci son stati altri film: Where the Boys Are e St. Francis of Assisi, che mi hanno condotto a Roma. Incontrai Papa Giovanni XXIII e lui fu vero strumento d’aiuto nel formare i miei propositi sulla vocazione. Quando venni presentata al papa dissi “Sono Dolores Hart, l’attrice che interpreta Chiara”. Lui disse “Tu sei Chiara” (in italiano). Pensando che mi avesse frainteso dissi “No, Sono Dolores Hart, un’attrice che rappresenta Chiara”. Papa Giovanni XXIII mi squadrò negli occhi e affermò: “NO. Tu sei Chiara!” La sua dichiarazione restò con me e mi risuonò nelle orecchie molte volte”.Dolores reciterà in molti altri film (per un totale di 17), venendo considerata una delle stelle nascenti hollywoodiane. Alla domanda se le manchino mai il mondo e le amicizie di Hollywood la religiosa sgrana gli occhi ed esclama: “Ovviamente! Fare l’attrice coronava il sogno che avevo da quando avevo sette anni! Ero felicissima ad Hollywood! La mia esperienza non facile fu una prova lunga e durissima. Ma lo Spirito Santo ci aiuta sempre a compiere quello che siamo chiamati a fare. E mi resi conto che la mia ricerca di Dio era una ricerca sponsale. C’è una promessa legata a ogni vocazione che va al di là dei sogni più stravaganti. È un dono che il Signore ti offre, e il Signore è di parola.” Le viene domandato in un’altra intervista perché se ne sia andata da Hollywood, e la Madre risponde: “Non ho mai pensato alla mia decisione come ‘andarmene da Hollywood’. Ho sentito che era di più, andare verso l’interno di qualcosa di molto più significativo e verso quello, portare Hollywood con me. Ho veramente amato molto il mio lavoro e le persone con cui ho lavorato”. Davvero straordinario anche quanto riferibile alla precedente storia d’amore col ricco affarista Don Robinson, abbandonato a un passo dal matrimonio e rimasto celibe per sempre. “Un’esperienza meravigliosa per Don Robinson e me”, racconta l’ormai anziana Dolores. “Lui aveva avvertito che mi trovavo nel mezzo di una “chiamata”. Lui volle mettere alla prova il fidanzamento, “Facciamo un tentativo” disse. Passarono diversi giorni, stavamo guidando lungo la strada quando ad un tratto lui fermò la macchina. Don disse “Qualcosa non va. Mi ami?” “Ma certo, Don, che ti amo”. Lui lo chiese ancora e poi disse, “Qualcosa in te non è con me”. Quando tornai a casa all’una del mattino, telefonai e presi il volo delle 06.00 per andare all’abbazia Regina Laudis. Dio è lontano da noi tutti finchè non entriamo nella realtà di noi stessi. Finalmente arrivai a dire nel mio cuore più che in tutto il resto, e apertamente a me stessa “La mia ricerca di Dio è la ricerca di un marito”. Quando parlai ancora a Don, lui sapeva, perché un uomo sa, ogni essere umano sa quando qualcosa è vero. Noi eravamo a cena e io non indossavo il mio anello di fidanzamento. Don disse, “Lo so… l’ho capito. Questo è quello che devi fare, e io devo fare questo con te. Dobbiamo fare questo assieme.” “E’ stato un dono magnifico” ammette la suora “e in tutti questi anni lui ha mantenuto la parola”. Dalla California va a a trovarla almeno due volte l’anno, nel Connecticut, e fa tutto quello che può per il convento: “Non tutti gli amori devono finire davanti all’altare”, dice Don serenamente.

Ma la ricca, famosa, brillante, ammirata Dolores Hart, se dovesse rifare tutto questo, lo rifarebbe? “Spererei di avere il coraggio di rifarlo ancora. La mia vocazione è stata davvero appagante e gratificante”. (fonte 1, 2)



BUONA “NUOVA”: VOGLIO ESSERE PROFUMO
28 gennaio 2011, 7:59 PM
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Questo post è dedicato a quanti pensano che il panorama cinematografico cattolico italiano abbia urgente bisogno di dare una scossa al proprio elettrocardiogramma, appiattito da produzioni televisive didascaliche o talvolta persino di ispirazione… preconfezionata.

“Voglio essere profumo” è frutto genuino di un’iniziativa assai lodevole: se il cinema  e il fare cinema possono essere rispettivamente veicolo di valori cristiani e momento in cui offrire un’educazione giovanile compatibile al vangelo, questo accade in seno alla GPG Film, associazione culturale creata proprio a questo scopo. Osservando il trailer del film, uscito nelle sale brianzole già ad aprile 2010, si noterà subito la forma artigianale e quasi amatoriale del film, (dipesa da un budget tradizionalmente limitato per opere di questo spirito), alla quale sembrano comunque sopperire adeguatamente il talento e l’impegno dei giovani coinvolti, dagli attori, al regista Filippo Grilli, agli autori (lo stesso Filipppo e Giancarlo Grilli): tutti operativi senza compenso per devolvere il ricavato della vendita di biglietti e DVD alle missioni in Costa d’Avorio delle suore di Nostra Signora degli apostoli, e a quelle a Lusaka, in Zambia, delle Suore di Carità dette di Maria Bambina.

Il film intreccia le vicende di cinque diversi personaggi, ognuno alle prese con la propria vita più o meno inquieta, colma di dubbi e bisogni insopprimibili.  Si incontreranno attraverso l’apporto di una sesto personaggio: Francesco, ragazzo solare e solido nella fede tanto da essere ad un passo dal sacerdozio. Egli diverrà figura di riferimento per un processo di approfondimento del senso della vita che porterà i protagonisti della vicenda a realizzare più di una epifania. Toccante la figura di Francesco, nata dall’affettuoso ricordo di Alessandro Galimberti, del quale l’alter ego cinematografico trasmette l’autentica vocazione, l’indole carismatica nonché, purtroppo, il tragico percorso esistenziale tristemente interrotto da un disegno divino che gli impose, nel gennaio 2004, la morte a soli ventiquattro anni. Vi invito a prestare attenzione a questo film, non capita spesso di poter incoraggiare iniziative come questa!

La prossima proiezione è prevista per il 13 febbraio a Troia (FG), nel contesto della rassegna “Insieme al cinema”. Più avanti invece  a Besana Brianza, presso il Cinema Edelweiss, il 19 maggio alle ore 21.00. Sul sito ufficiale ricordo la possibilità di scrivere una mail per informarsi a proposito del DVD. (Grazie ad Emilia F. per la segnalazione)



SIGNIS: RIUNIONE A DUBLINO
28 gennaio 2011, 12:50 am
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Ieri a Dublino si è riunito il consiglio di Signis Europa (World Catholic Association for Communication). L’organizzazione no profit è ufficialmente riconosciuta dalla Santa Sede (attualmente conta rappresentanti da oltre 140 nazioni) e detiene dunque un ruolo importante nella gestione di media e comunicazione. Le pertiene perciò anche il mondo del cinema, come ha dimostrato con l’assidua presenza nei festival del settore più importanti quali Cannes, Venezia e Berlino.

Tra gli argomenti caldi affrontati c’è stata l’approvazione del budget per l’anno in corso. Come riporta il sito Cinematografo.it, il cinema rimane una priorità per Signis Europa (e noi non possiamo che esserne contenti). E’ recente l’istituzione del “Premio Europeo Signis”, che si propone di premiare annualmente il miglior film europeo che affronti tematiche sociali e di ispirazione cattolica.

Nessuno è più entusiasta di me per simili notizie, ma pur non avendo alcun desiderio di adombrare l’ottimismo che sento per tutto ciò che verrà fatto in futuro da questa associazione, devo ricordare che il film selezionato nel 2009 per il premio Signis è stato… Lourdes, di Jessica Hausner!  Mi piace pensare che non si sia trattato di un errore, dato che il film parla chiaro, troppo chiaro. Forse la parziale presa d’atto dell’inspiegabile è bastata? Forse la bellezza formale (nitidissima) unita alla contemplazione sgomenta di un  mistero annullato, e la tentazione di un fugacissimo dubbio sono stati più che sufficienti? Sicuramente si è voluto premiare l’operazione: una regista atea che parla di cattolicesimo, una dimostrazione di grande apertura da ambo le parti insomma (mah).

Il film a me è piaciuto… ma è un film che morde il cattolicesimo dall’interno del cattolicesimo stesso. Suggerisce, tratteggia ed enuclea, minuti momenti di bellezza cattolica… tralascia una presa di posizione troppo forte preferendo lasciare alla sensibilità dello spettatore l’interpretazione di immagini e parole pilotate sapientemente. Insegna molto, questo sì… anche ad un cattolico… ma morde, eccome se morde!



HOME VIDEO: BELLA
27 gennaio 2011, 11:16 am
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Dopo aver superato tutte le avversità di un mercato distratto, il toccante film “Bella“, premiato dal prestigioso “People Choice Award” arriva in versione home video. Narra le vicende umanissime di José, ex promessa del calcio riciclata come cuoco nella cucina dove Nina, impossibilitata a lavorare perchè incinta, viene licenziata. La ragazza, lasciata completamente sola da tutti nelle difficoltà, decide di procurarsi l’aborto. Diventerà missione di José, che non condivide la scelta della giovane, offrire il sostegno necessario per scongiurare il fantasma di una soluzione veloce ma catastrofica. I contenuti del film scelgono di non appoggiarsi a formulari etici di alcuna confessione, ma solo a quelli innati dell’istinto alla vita. Ne scaturisce una riflessione consolatoria, profondamente romantica e incisiva, sulla necessità di una forma di coraggio in favore della vita, essa stessa motivo di speranza e ispirazione. Diverse donne, dopo la visione del film, hanno rivisto i progetti sulle loro gravidanze.

L’attore protagonista, Eduardo Veràstegui ha avuto una folgorante carriera internazionale come cantante pop e volto di telenovela; negli Usa ha partecipato a un video della cantante Jennifer Lopez. Dopo dieci anni di scalata incessante dello show business ha preso atto di un grande vuoto che non riusciva a colmare con nulla, e nonostante le molteplici proposte hollywoodiane ha cambiato atteggiamento e atteso pazientemente un titolo come “Bella” : “Ho promesso a Dio che non avrei mai più lavorato a un progetto che offendesse la mia fede (cattolica), la mia famiglia o la mia comunità latina“, ha dichiarato. (fonte 1, 2)



DON CAMILLO & PEPPONE DAL PAPA
26 gennaio 2011, 8:26 PM
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Gli ideali successori di Don Camillo e Peppone, gli attuali parroco e sindaco della cittadina di Brescello, (sede delle imprese dei due personaggi) hanno presenziato oggi all’udienza generale di Benedetto XVI nell’aula Paolo VI in Vaticano. Hanno voluto omaggiare il Santo Padre che nel libro “Luce del mondo” aveva confessato di apprezzare la famosissima saga. (La luce in sala ne aveva parlato qui.)

Presente una figura storica di Brescello: Vittorio, campanaro da quasi sei decadi e dunque  testimone diretto dei giorni delle riprese, alle quali prestò sempre puntuale assistenza. Nell’occasione la delegazione reggiana ha donato al Papa il cofanetto coi dvd di tutti gli episodi del duo guareschiano. (fonte)



FOTOGRAMMA/PENSIERO #4: FACTORY GIRL
25 gennaio 2011, 12:19 am
Filed under: Fotogramma/Pensiero

(Factory Girl, USA 2006, di George Hickenlooper)

Il film dedicato all’ascesa e alla rovina dell’ereditiera Edie Sedgwick, piacevole e utile per comprendere l’atmosfera della Factory warholiana, non trascura di ricordarci il cattolicesimo del padre della Pop Art, il grande Andy Warhol. Il film si sbilancia un pò troppo nella ricostruzione, pretendendo di offrire un’immagine di ciò che l’artista poteva aver bisogno di dire all’interno del confessionale, ma è tuttavia ricco di spunti umani e interessanti rimandi alla storia dell’arte contemporanea. Ha indubitamente il grande merito di richiamare alla memoria (nonostante le modalità sbagliate sopraddette) un aspetto biografico di Andy che pochissimi conoscono e, comprensibilmente, ancora meno sospettano.

L’occasione è unica, per cui cedo alla tentazione: riporto dall’opera curata da Kynaston McShine, “Andy Warhol, Una retrospettiva”, Bompiani, 1990, p. 454, l’elogio funebre all’artista steso da John Richardson (storico dell’arte e suo amico), che ci consente di approfondire un aspetto tanto segreto quanto prezioso, della vita di Andy.

[…] Coloro che l’hanno conosciuto in circostanze che erano l’antitesi della spiritualità, resteranno forse sorpresi dall’esistenza di un aspetto del genere. Eppure esso esisteva, e anzi, è la chiave della psiche dell’artista. Non va dimenticato che Andy apparteneva a una famiglia di ferventi cattolici ed era cresciuto nella Ruska dolina, il quartiere ruteno, accesamente cattolico, di Pittsburgh. Da giovane era appartato e chiuso in sè stesso, devoto e celibe; e, sotto l’insincera maschera pubblica, in cuor suo tale è rimasto. Grazie all’esempio della sua adorata madre, Julia, Andy mai ha perso l’abitudine di andare a messa più di quanto non sia obbligatorio. Come rammenteranno altri parrocchiani, ritenne doveroso fare una capatina alla chiesa locale, St. Vincent Ferrer, parecchie volte la settimana fin poco prima di morire. Sebbene Andy fosse visto – non del tutto ingiustamente – quale un osservatore passivo che mai imponeva le sue credenze ad altri, a volte era un efficace proselitista. So per certo che gli si deve almeno una conversione. Inoltre era orgoglioso di sovvenzionare un nipote che studiava da prete, e regolarmente prestava la sua attività in un ospizio dove si servivano pasti ai senzatetto e agli affamati. E, potete starne sicuri, queste attività Andy le teneva nascoste, molto nascoste. […] Andy era mosso davvero da compassione, e con i suoi modi da principe Myskin riuscì a preservare dalla distruzione molti del suo entourage. […]



IL RITO: IMPRIMATUR DI PADRE THOMAS
23 gennaio 2011, 11:23 am
Filed under: News

 

Padre Gary Thomas, protagonista delle vicende narrate nel libro “The Rite: the making of a modern exorcist” (Matt Baglio), da cui è tratto il film omonimo, ha elogiato quest’ultimo per il positivo ritratto che offre della Chiesa, oltre che per il proporsi a testimonianza decisa del potere della fede. Padre Thomas, come il protagonista del film, studiò effettivamente presso un esorcista italiano a Roma, nel 2005; qui conobbe l’autore del futuro libro, divenendone amico. In un’intervista concessa al sito CNA, (fonte anche per questa notizia), Padre Thomas, attualmente pastore presso la parrocchia del Sacro Cuore a Saratoga (California), spiega come si sia prestato alla consulenza per la realizzazione del film, in particolare per quanto concernente le scene di esorcismo. Per una settimana nel giugno dello scorso anno ha lavorato sul set del film accanto ai membri del cast e ai produttori. Ha specificato come tutti desiderassero realizzare le scene d’esorcismo nel modo più accurato possibile, e quanto l’atmosfera sul set fosse di grande riverenza nei confronti della Chiesa. Ha tenuto a puntualizzare poi una discrepanza rispetto al film: quando venne a Roma egli era un sacerdote cinquantenne col desiderio di imparare di più a proposito del rito dell’esorcismo, e non certo un cinico seminarista nel bel mezzo di una crisi di fede. Nonostante questo, il filmè stato definito da lui “molto buono“: “Il lato umano del sacerdozio è sviluppato molto bene” ha detto, aggiungendo che “l’immagine istituzionale della Chiesa ne emerge molto positivamente“.

Prosegue raccontando un aspetto “simpatico”: data la veridicità dei fatti raccontati (o per lo meno delle fenomenologie rappresentate , specificherei), il cast e la troupe talvolta erano molto spaventati. Hopkins, un cristiano professante, e O’Donohugh (l’attore che interpreta il seminarista) cattolico praticante che serve come lettore alle funzioni della sua parrocchia dublinese, credono fortemente nell’esistenza del diavolo, e temevano possibili attacchi durante la lavorazione del film. Personalmente non approvo simili “senisbilismi”, ma forse i due avevano in mente quanto accaduto durante la produzione de L’ Esorcista (William Friedkin, 1973 – è di prossima recensione sul blog, perciò preparatevi :-), quando una serie infinita di incidenti (fra cui un incendio e la morte di nove persone legate alla produzione), costrinse il regista a richiedere a Padre O’Malley (interprete nel film di Padre Dyer), la benedizione del set (Wikipedia).  Padre Thomas rassicurò attori e regista, ma per neutralizzare ogni timore si dovette aspettare solo la fine delle riprese, comunque apparentemente giunta senza troppi intoppi.

Il chierico ha infine detto che l’intensità del trailer è fuorviante, in quanto fa apparire il film come appartenente al genere horror quando invece, a suo dire, una simile etichetta sarebbe impropria. “Ci sono scene davvero affascinanti, non direi spaventose,  ma un pò impressionanti“. Non saprei,  possiamo credere a un esorcista rodato che guarda i film “horror” con un metro di giudizio insomma… un pò diverso da quello, che so… della casalinga o del bibliotecario?

Conclude dicendo, e su questo possiamo essere ottimisti e speranzosi (e ci tengo a dire che forse la Luce in sala aveva visto giusto), che “Questo è un film sulla fede, la gente sarà molto sorpresa“. All’11 marzo la prova del 9, intanto il secondo trailer:

QUI per la recensione de La Luce in sala.



FOTOGRAMMA/PENSIERO #3: CADO DALLE NUBI
22 gennaio 2011, 6:29 PM
Filed under: Fotogramma/Pensiero

(Cado dalle nubi, It 2009, di Gennaro Nunziante)

Come anticipato, una scena di ariosa vita parrocchiale dal primo successo di Luca Medici alias Checco Zalone. Si descrivono all’ombra del campanile alcune attività socialmente utili, sostenute da un sacerdote spigliato e giovani volontari disinteressati (non il protagonista, certo), che spendono il loro tempo per il bene altrui. Inaspettata, a bruciapelo, una sorpresa… bellissima.



UOMINI DI DIO: 11 NOMINATION AL PREMIO CÉSAR
21 gennaio 2011, 10:41 PM
Filed under: News

Buonissima notizia! Il magnifico film di Xavier Beauvois, Uomini di Dio, dopo il successo ottenuto all’uscita nelle sale, ha ricevuto ben 11 nomination al premio César: miglior film, miglior attore (Lambert Wilson), Regia (Xavier Beauvois), Attore non protagonista (Michael Lonsdale), Attore non protagonista (Olivier Rabourdin), Sceneggiatura originale (Etienne Comae e Xavier Beauvois), Fotografia (Caroline Champetier), Scenografia (Michel Bathélémy), Suono (Jean-Jacques Ferran, Vincent Guillon, Eric Bonnard), Costumi (Marielle Robaut), Montaggio (Marie Julie Maille). Speriamo bene!



SISTER ACT
21 gennaio 2011, 7:37 PM
Filed under: Cattolici, Di ispirazione, Film

(Sister act)

Usa, 1992, di Emile Ardolino, con Whoopy Goldberg, Maggie Smith, Kathy Najimy, Wendy Makkena, Mary Wickes, Bill Nunn…

Chi cercasse in Sister Act, accanto alle scenette divertenti e alle trovate spumeggianti, profonde incursioni nella morale cattolica, resterebbe certamente deluso… ma non per questo il film merita di essere escluso da La Luce in sala. È chiaramente un film cattolico per ragioni di indirizzo contestuale (va detto come scelga effettivamente di mantenersi distaccato da approfondimenti spirituali compromettenti), ma anche solo in questo risulta del tutto apprezzabile per come riesca a trasporre in commedia efficacissima il talvolta monotono panorama cattolico. Quest’ultimo, vuoi per il suo bagaglio di tradizione e altisonanza (da esporre dunque all’irriverenza), vuoi per la giocosità che talvolta vuole comunicare esso stesso, risulta il terreno ideale per intonare una giaculatoria di divertentissimi exploit. Ma come impostare il discorso in modo originale? A questo pensa la trama semplice quanto forte: Deloris Van Cartier, cantante (dallo spirito un po’ chiassoso) in un night, è costretta suo malgrado a rifugiarsi all’interno del convento di Santa Caterina, asso nella manica del programma protezione testimoni di Reno. Basterebbe solo questo a fare del film qualcosa su cui posare l’attenzione, ma si è voluto realizzare un film per famiglie che spopolasse (cosa fra l’altro accaduta) creando un’atmosfera piacevole e positiva persistente anche nelle scene d’azione e suspence, caratterizzando le suore in modo molto diversificato (trucchetto che funziona benissimo dall’epoca dei sette nani) e soprattutto, ingrediente magico, inserendo una colonna sonora strepitosa, principio attivo della trama e accompagnamento sonoro d’eccezione.

Whoopy Goldberg non si risparmia, dipanando un campionario d’espressioni l’una più simpatica dell’altra, e a farle da contraltare trova l’ottima e signorile Maggie Smith, azzeccatissima nel ruolo della madre superiora severa e conservatrice. Gli scorni fra le due sono a dir poco memorabili: difficile trattenere un sorriso quando Deloris vorrebbe rassicurare la sua protettrice dicendo “Sa io…io di voi ho sempre… ho sempre parlato bene, ho sempre avuto ammirazione per voi… per voi suore intendo, perché voi siete così… CATTOLICHE!” come pure quando in tutta risposta, un momento più tardi, la malcapitata si sentirà apostrofare dalla pia direttrice: “C’è gente che vuole ucciderla, lo sa? Chiunque l’abbia incontrata immagino…”. Insomma, in ogni scena accade o si dice qualcosa di divertente, facendo di Sister Act un film godibile ininterrottamente anno dopo anno.

Ci sono le critiche negative? Come anticipato, ma tenendo presente che di una commedia si tratta, si dovrà registrare un effettivo appiattimento dei temi intrinseci alla religione, prediligendone i soli aspetti esteriori, (i soli che si prestino all’approccio scherzoso). Il film affronta coraggiosamente il problema delle parrocchie svuotate, ma non trova di meglio per risolvere la questione che applicare la formula delle chiese afroamericane, con musica gospel e sermoni umoristici. Le suore appaiono inoltre un po’ rintontite dal candore, cosa che se da un lato ne sottolinea le virtù, dall’altro le banalizza come esseri pensanti. Nulla di grave, certe forzature sono necessarie a rendere una commedia veramente comica, e in questo caso pagarne il prezzo vale davvero la pena, visto il risultato. Sul versante “cattolico-filiaco” ci si dovrà accontentare, ma non è poco, di una progressiva maturazione della protagonista, sempre meno avversa all’ambiente ecclesiastico, della descrizione programmaticamente positiva della vita religiosa, della comprensione e l’affetto che andrà dimostrando la direttrice del convento. Forse questa recensione è troppo entusiastica, ma Sister Act, complici lo ripeto, le musiche, mi fa esattamente quest’effetto! Da vedere e rivedere, quando piove, a Natale, coi bambini, senza… Anche stasera!