LA LUCE IN SALA


CARS 2: PAPAMOBILE E… PAPA-PAPAMOBILE
25 giugno 2011, 11:10 PM
Filed under: News

Oh, ma saran tremendi! Riescono a farsi ospitare e pubblicizzare perfino su questo blog! Mi dichiaro immediatamente… stra-contento di abboccare all’amo!!! Da pochi giorni è uscito nelle sale l’ultimissimo lungometraggio Disney-Pixar, Cars 2 (Brad Lewis e John Lasseter). Questa volta Saetta McQueen dovrà vedersela con la famosa (e sbruffona) auto da Formula 1 Francesco Bernoulli, in ben tre diversi circuiti: in Giappone, in Inghilterra e in Italia. La gara è particolarmente delicata perché legata alla promozione di un nuovo carburante ecologico, e per questo avversata da intrighi internazionali. Ma arriviamo al sodo. Ne parlo qui perché c’è una sorpresa: nel corso del capitolo italiano ci sarà una comparsata d’eccezione! Una bella auto bianca con tanto di mitra e… Papamobile. Si tratta di Papa Pinion IV (pinion: in italiano pignone ossia, per i meccanofobi -come me- una rotella dentata, un ingranaggio insomma…). Durante la gara “Papa Pinion IV” assisterà nella tribuna d’onore circondato da macchine-cardinale e macchine-prete. (Lol)



LOCATION CINECATTOLICHE #1: CHIESE
25 giugno 2011, 1:16 PM
Filed under: Location cinecattoliche, Pillole cinecattoliche

Se siete dei veri fanatici del cinema cattolico e dei turisti non convenzionali, eccovi due chiese cinematografiche (per cominciare) da segnare sul vostro mappamondo. Quanti film mostrano delle scene ambientate dentro le chiese? Basta che ci sia un matrimonio o un funerale e il gioco è fatto. E quante volte vi siete soffermati a dire… “wow, questa scena-con-celebrazione-di-sacramento si svolge… in una chiesa! Chissà che chiesa è!”; Per sedare questo e molti altri turbamenti andiamo ad iniziare con questo post più che didascalico!

  • EX (?) CHIESA NEL MOJAVE DESERT, 198ma strada est, Lancaster, California.

Aha! Questa la riconoscerà il 99% dei miei lettori. No! Non è una chiesa cattolica, direte. E infatti… adesso non è una chiesa cattolica (certamente, come mostrano i cartelli alle finestre ora dev’essere più che altro un’attrazione per turisti… hanno rimosso anche la campana! Eppure risulta essere un “Calvary Baptist Church”). Il fatto che la riconosciate dipende in massima parte, o almeno immagino, da un’opera del geniale Tarantino, che qui ha girato alcune scene violentissime e scabrosissime e sanguinosissime (cosa che mi porta a pensare che no, attualmente non sia una chiesa cattolica). Il film in questione è naturalmente lo strepitoso Kill Bill vol. 2, precisamente nel Cap. 6 – Massacro ai due pini (Quentin Tarantino, 2004 – la si vede benissimo però anche nel vol.1). Dunque non solo il film è quanto di meno cattolico si possa concepire… ma in quella sequenza la chiesa stessa  era tutt’altro che cattolica (il prete era sposato, per dirne una). Che ci fa qui allora? L’idea di questo post mi è venuta guardicchiando un film che forse un giorno recensirò per il blog: L’assoluzione (Ulu Grosbard, 1981). Ebbene… ecco qua:

Visto? E’ la stessa chiesa!! E nel poco lontano ’81, con le sue campane, la sua croce, il suo tabernacolo, i suoi quadretti della Via Crucis… era a tutti gli effetti una  piccola chiesetta cattolica. E’ stato rifatto il piccolo portico (sarò di parte ma stava meglio prima) ed è stata sbiancata ben benino (nel film L’assoluzione si diceva di una raccolta fondi per sbiancare la “piccola St. Mary”… evidentemente ci sono riusciti!).

  • CHIESA DI S.MARCO, 940 Coeur d’Alene Avenue, Venice, Los Angeles.

Passiamo alla seconda chiesa. Guardatela: non si può certo dire che sia pittoresca quanto la precedente, ma ha tutto quello che le serve, coniugando il timbro ordinato e composto tipico della casa standard losangelina… a quello di un pulito e funzionale edificio cattolico (senza scadere nello squallore o nel minimal-a-tutti-i-costi). Noi italiani, cresciuti all’ombra di monumentali basiliche paleocristiane, miracolose cattedrali medievali, razionalissimi templi rinascimentali o arzigogolati duomi barocchi… siamo architettonicamente extra-snob. E’ una cosa appurata. Del resto che esistano crudeli sfregi al nostro panorama (nonché all’idea di edificio chiesastico) è un dato di fatto. Ma non divaghiamo: la riconoscete? È la chiesa dove il burbero Frankie tormentava letteralmente il proprio sacerdote con domande sulla Trinità che nemmeo un bambino delle elementari farebbe; ma anche, e soprattutto, la sede dove si esprime quella sentenza di buio assoluto sull’eutanasia…concretata nell’epilogo. Il film è Million Dollar Baby, diretto e interpretato da Clint Eastwood nel 2004. St.Mark…Venice… che cosa simpatica.

Mi fermo qui altrimenti il post mi occupa troppo spazio sulla Home (a furia di foto e mappe!), pensate che volevo fare dieci chiese! Mi sa che è nata una rubrica: aggiungo il “#1”. Alla prossima!



FOTOGRAMMA/PENSIERO #13: JAMES E LA PESCA GIGANTE
23 giugno 2011, 8:44 PM
Filed under: Fotogramma/Pensiero

(James and the Giant Peach, UK/USA 1996, di Henry Selick)

In questa favola per bambini (Disney) il piccolo James viene allevato (se così si può dire) da due crudeli, arcigne, dispettose, manesche, vanesie… mefistofeliche ziette. Col rinvenimento di una surreale pesca gigante le due organizzano un’esposizione per arricchirsi. Nella sequenza di cui vi propongo un frammento vediamo l’avanzare della fila di visitatori e le diverse reazioni delle megere ai vari personaggi: una bambina viene mandata via per aver chiesto se poteva toccare, un fotografo viene costretto ad eseguire loro una serie di ritratti e poi a cedere la macchina perché “non si fotografa la pesca”, un prete… viene frettolosamente sospinto dentro dopo essere stato accolto con un ghigno sprezzante e la precisazione: “Scusi, per lei costa il doppio!”. Ho scelto questo momento per la finezza che mostra nel descrivere una particolare sfumatura di cattiveria. In alternativa avrei potuto proporvi una scena di poco successiva: l’enorme pesca rotola giù per la collina e sembra travolgere in pieno la chiesa del villaggio quand’ecco che, all’ultimo momento, l’enorme frutto viene sbalzato da un capitello dedicato alla Vergine che gli fa descrivere una traiettoria esattamente inscrivente l’edificio, lasciando così quest’ultimo (dalla base di pietre sino alla punta del campanile), perfettamente intatto! Wow.



GUINNESS E CURIOSITA’ DEL CINEMA CATTOLICO
20 giugno 2011, 9:34 am
Filed under: Pillole cinecattoliche, Vari

La produzione cinematografica mondiale appare, oggi come non mai, un mare magnum di contenuti, riflessioni, casi umani legati agli eventi narrati soprattutto, ma inevitabilmente anche ai contesti inerenti la messa in opera. In questo immenso mosaico di informazioni è possibile rintracciare delle interessanti curiosità legate, come per qualsiasi argomento che potreste mai desiderare di approfondire, al mondo cattolico. Vediamo quelle che sono riuscito a trovare!

CATTOLICI VS. PROTESTANTI –  Questo sottotitolo è una bieca provocazione? Mai come in questi tempi di promettente ecumenismo potrebbe sembrar così ma, nonostante una certa buona dose di “confessionalmente corretto” sia sempre di buon auspicio, occorrerà chiamare le cose col loro nome e riconoscere che, nel corso dei secoli, tra cattolici e protestanti non son sempre state, proprio-proprio, rose e fiori. A sviluppare questo argomento sul piano cinematografico, in particolare per i dissapori in Irlanda del nord, abbiamo il film francese/belga Le scritte sul muro che cela con geniale allusività, nella selezione degli attori, una pregevole critica (forse con una punta di esorcistica risoluzione) alla lotta in sè e, a maggior ragione, alla lotta fra cristiani. Dovete sapere infatti che la frangia dei cristiani protestanti venne impersonata esclusivamente da attori di fede cattolica mentre, simmetricamente, la frangia dei fedeli cattolici venne interamente assegnata ad attori di religione protestante!

Pat O'Brien in "Angels with dirty faces", Curtiz, 1938.

PRETE RECIDIVO – Non sono rarissimi i ruoli ricorrenti nella carriera di un attore… ma Pat O’Brien ha interpretato un sacerdote cattolico in oltre… dodici titoli della sua carriera!

SUORISSIME – Di film con suore, fortunatamente per questo blog, ne esistono a bizzeffe! Tuttavia l’osservatore cattolico sarà in grado di riconoscere al primissimo sguardo una suora autentica da un’attrice che tenta disperatamente di emulare il piissimo atteggiamento di chi ha fatto della devozione una ragione di vita. Sto scherzando, eh? Comunque se i film con suore sono tanti, i film con suore-suore sono… due! Il primo, Francesca, racconta la storia di una ragazza che diventerà una star pur essendo cresciuta, poiché orfana, in un convento bavarese. Tutte le suore presenti nel film sono autentiche (dal convento di Santa Maria di Niederviebach), ad iniziare dalla madre superiora: Roswitha Schneider!  Il secondo titolo è Cose invisibili, un film tv italiano del 1990 per il quale sono state convocate cento suore! Insomma… i film sono solo due… ma la quantità di suore ristabilisce largamente la media! Nel caso di Cose invisibili va ricordata la regia ad opera del frate cappuccino Serafino Rafaiani.

William O'Malley alias Padre Dyer

E PRETISSIMI – Gli unici casi di “Preti d.o.c./attori” conosciuti (a me, ovvio… sono benvenute le smentite) sono: Padre Dyer (nella realtà Padre William O’Malley), e il rettore dell’Università (padre Thomas Bermingham S.J.), entrambi incontrati nel film… L’Esorcista! Del resto in questo caso anche i medici erano interpretati da veri medici… (Speriamo che almeno Pazuzu fosse un attore…).

CATTOLICO VUOL DIRE BACCHETTONE –  Eh sì eh!! Lo sanno tutti, e lo sapeva certamente Romain Gary quando, nel 1971, girò due versioni del suo film Kill: una con gli attori vestiti normalmente per la distribuzione nei paesi cattolici, e una con tutti gli attori nudi per i paesi (a suo dire eh, sia chiaro!) protestanti!

PRETE CANTERINO – Tra i rarissimi esempi di titoli di testa cantati ci sono quelli del film spagnolo “Don Juan, my querido fantasma”, accompagnati dal canto di un sacerdote e da quello dei ragazzi del suo coro parrocchiale.

Locandina di una recente rappresentazione de La bottega dell'orefice

UN PAPA SCENEGGIATORE – Probabilmente questa la saprete già. Il nostro Beato Giovanni Paolo II figura fra i capi di stato (ma anche fra le autorità religiose) che si sono applicati nella scrittura di soggetti cinematografici o teatrali. Eh sì: la penna prolifica del nostro ex Santo Padre l’aveva sospinto, dato il suo amore per la recitazione e il teatro, alla creazione del dramma  “La bottega dell’orefice”, rappresentato per la prima volta in Polonia nel 1960 e successivamente su pellicola nel 1987 a Montreal  (ad opera di Michael Anderson, con Burt Lancaster, Olivia Hussey e Ben Cross).

PRIME MONDIALI IN VATICANO – Il Vaticano è solitamente sede di avvenimenti di portata sovramondiale ma in ben due occasioni si è prestato a primo palcoscenico per particolari opere su celluloide: “La bottega dell’orefice” nell’87, per onorarne l’illustre sceneggiatore (come potrete immaginare dopo aver letto qui sopra), e per… Quo Vadis (LeRoy, 1951). La scelta in questo caso risultava particolarmente calzante, essendo il film incentrato sulle persecuzioni romane contro i cristiani e sull’operato e il conseguente martirio di S. Pietro.

RECORD DI INCASSI –  Non poteva mancare un classico fra le considerazioni sui primati del cinema: gli incassi al botteghino. Per trovare titoli cattolici (in senso ampio, ossia anche solo veterotestamentari) non dobbiamo guardare le cifre (dato che i prezzi dei biglietti si saranno decuplicati, fino ad oggi), ma il numero di biglietti staccati. Ecco le ragguardevoli posizioni di alcuni titoli a noi cari: 3° Tutti insieme appassionatamente, Robert Wise, 1965 (dopo il solito – e bellissimo – Via col vento, Victor Fleming, 1939 e Guerre stellari, George Lucas, 1977); 5° I dieci comandamenti, Cecil B. DeMille, 1956; 9° L’Esorcista, William Friedkin, 1973; 13° Ben Hur, William Wyler, 1959; poi si salta bruscamente al 44° La Tunica, Henry Koster, 1952; e infine 50° Le campane di Santa Maria, Leo Mc Carey, 1945.

Bene! Intanto mi fermo qui… ma resta ancora qualcosa da raccontare! Quasi dimenticavo: per realizzare questo excursus mi sono servito soprattutto del libro: P. Robertson, I record del cinema, Gremese editore, 2001. A presto!



PUPI AVATI OMAGGIA BENEDETTO XVI IN OCCASIONE DEL SUO 60° ANNO DI SACERDOZIO
18 giugno 2011, 12:34 am
Filed under: News

Il nostro Santo Padre quest’anno ha raggiunto il notevole traguardo di sessant’anni di sacerdozio. Per onorare questo lodevole anniversario (che cadrà più precisamente il 29 giugno) ben sessanta artisti (uno per ogni anno di sacerdozio, naturalmente) hanno creato un’opera commemorativa da inserire nella mostra concepita per l’occasione, intitolata “Lo splendore della verità, la bellezza della carità”. La mostra, allestita nell’atrio dell’Aula Paolo V verrà inaugurata il prossimo 4 luglio e presenterà sessanta espressioni delle più disparate discipline: pittura, scultura, architettura, fotografia, letteratura e poesia, musica, oreficeria e, per l’appunto, cinema.

A darci l’occasione di parlare di questo lieto evento in conformità con l’inclinazione primaria de La Luce in sala è il regista cattolico Pupi Avati, unico cineasta presente all’evento. Il suo contributo artistico consiste in un video celebrativo (realizzato con il contributo dei giovani del Centro sperimentale di cinematografia di Cinecittà), che sarà proiettato nella mattinata inaugurale della mostra alla presenza di Benedetto XVI e di tutti gli artisti partecipanti. Sul contenuto del filmato c’è un grande riserbo: “Come ogni regalo deve essere una sorpresa, che presenteremo al Santo Padre a nome di tutto il cinema italiano”, giustifica il regista.

Fra i tanti nomi importanti presenti occorre mettere in risalto anche Ennio Morricone, il quale ha firmato una composizione incentrato sulla via Crucis, curiosamente presentata con la distribuzione della scrittura musicale sullo spartito a forma di croce, così che le diverse parti, strumentale e vocale, siano lette in senso orizzontale o verticale. (Zenit)

Auguri, Santo Padre!



AGGIORNAMENTI FLASH
16 giugno 2011, 9:52 am
Filed under: News

Alcune note velocissime!

CORPO CELESTE: Alla Quinzaine dell’utlimo festival di Cannes è stato presentato un film potenzialmente molto interessante per lo spettatore cattolico: Corpo Celeste, di Alice Rohrwacher. Per capire l’antifona della regista potremmo dire, citando Arianna Prevedello, che “Corpo celeste non è di certo una carezza per la chiesa”, e tuttavia “lo scegliere di raccontare dinamiche escluse dallo schermo da decenni dice un’attenzione nei confronti di un’istituzione da cui le persone si aspettano capacità di comunicazione, profondità, serietà, passione”. In parole povere sembrerebbe proprio il replicarsi di quello strano fenomeno che aveva scatenato il bello ma disperante Lourdes (Jessica Hausner, 2009), non nei contenuti né nei messaggi (il film non l’ho ancora visto) ma nell’ambiguità, nella possibilità di estrapolarne un significato malleabile: il film è infatti già schedato nell’apposita pagina del sito dell’ Uaar “filmografia atea-agnostica-laica-anticlericale”, e tuttavia presente al festival orvietano Arte Fede, (17 giugno, Cinema Corso, h. 17.30), con intervento della regista e di Don Dario Viganò (ricordate il doppio premio cattolico e ateo a Lourdes?). Inutile dire che io non potrò andare, ma che l’appuntamento è quantomai invitante.

FESTIVAL ARTE FEDE: Sempre al festival sopraddetto potrete, se siete nei dintorni, vivere qualche altro momento cinematografico a tema: 20 giugno, Palazzo dei Sette, h. 18.30, “Da Barabba a Gesù, convertito da uno sguardo“. L’attore Pietro Sarubbi, interprete dell’evagelico delinquente ne La Passione di Cristo (Gibson, 2004) racconta il proprio percorso di conversione avvenuto in occasione delle riprese. Ancora il 23 Giugno, presso la Biblioteca L. Fumi – Sala Eufonica, alle h. 16.00, si terrà la proiezione dell’intenso Uomini di Dio (Beauvois, 2010)

HOME VIDEO “IL RITO” IN DVD: Il cattolicissimo recente horror Il Rito (Håfström, 2011) sarà disponibile in formato DVD e Blu-Ray dal 20 luglio.

CHRISTIAN BALE SULL’ARCA DI NOE’: Lungi dall’interpretare la notizia di una rilavorazione dell’episodio biblico da parte di Aronofsky come qualcosa di religioso o semplicemente biblico in senso tradizionale (staremo a vedere), vi comunico che sembra proprio che a partecipare all’operazione, nei panni probabilmente niente meno che di Noè, sarà l’attore (a luglio al cinema con 13 Flowers of Nanjing – Himous, 2011) Christian Bale. Non si conosce ancora la natura dell’operazione (per cui sono stati stanziati 130 milioni di dollari). Il copione sarebbe già pronto, ma occhio alleprime indiscrezioni: “un grade fantasy epico che offre al regista l’opportunità di creare un suo mondo”.

PIERCE BROSNAN: Vi indirizzo ad un articolo più che interessante sul quale dovremo certamente tornare per un episodio de “I protagonisti”. L ‘attore Pierce Brosnan parla della fede cattolica.

Mi sembra di aver detto tutto… ci risentiamo tra qualche tempo! A presto!



SCHERZAR COI SANTI (E DINTORNI) #1: BIBLICAL STORIES FOR TODAY
7 giugno 2011, 12:31 PM
Filed under: Scherzar coi santi

Ci ho pensato a lungo: ma sarà una buona cosa deridere su un sito cattolico, seppur bonariamente, opere dell’intelletto umano (in generale), e ancor più opere che si propongono di tanto in tanto finalità elevate (nel particolare)? Beh, se questo non fosse un blog che tratta di cose cattoliche (o che aspira a farlo), avrei risposto “Buonissima cosa!!!”, dato che una grossa parte del giocare a fare il critico (parlo per me naturalmente), consiste proprio nella sublime arte del denunciare grossolanità e affini. Osservare i difetti di un’opera può essere terribilmente divertente… e dunque immaginatevi la frustrazione (ma che esagerato!) di avere un blog dove si parla di opere selezionate, vagliate, approvate anche (necessariamente) per la loro raison d’être. Aggiungeteci che sono solitamente di un’indulgenza sfacciata con qualsiasi opera, e che solo in alcuni casi di rara improponibilità riesco ad essere veramente caustico. Dunque, lungi dal costruire una sezione dedicata al facile turpiloquio… vorrei comunque mostrare, così, per fare assieme una risata (bonaria, mi raccomando!), prodotti di fattura spesso discutibile o che semplicemente… vedrete, (s)parlano da soli. Vi propongo queste perle per non lasciare nulla di inesplorato, per offrire argomenti di discussione meno seriosi o ingessati, che offrano insomma  l’occasione di un momento allegro. Cominciamo da un pezzo veramente forte della Holiness Films (se vi interessa cercatela su Google), casa di ispirazione protestante.

Ma chi l’ha detto che le storie dell’Antico Testamento (ma poi, chi è che ha scelto questo aggettivo così fuorviante…) non sono attuali? Anzi, ancora di più! Chi è che ha osato dire che la Bibbia si rivolge con immagini, argomentazioni, riferimenti culturali superati, esclusivamente ai coevi dirimpettai di chi l’ha scritta? Insomma, naturalmente la Bibbia parla alle persone di ogni tempo ma… il  linguaggio che utilizza è frutto dell’epoca in cui è stata scritta e invita ad un approccio, insomma, cautamente meditativo e interpretativo:  giusto? Giusto!

Ebbene… c’è chi si prodiga per evidenziare come tutto nella Bibbia travalichi i secoli, ma che dico… i millenni! Basta scegliere la musica giusta (oh yeah!)… pensare qualche ricontestualizzazione ad hoc (wow!), sceneggiare con un linguaggio alla portata di tutti (glom!)… e il gioco è fatto! (sic!)

Cosacosa?? Volevate comprarvi un buon commentario biblico? Ma dico, state scherzando? Prendete Caino e Abele: Dio è semplicemente un padre, i sacrifici sono, vediamo… semplici regali di compleanno! Non è fantastico? Gli altri episodi sembrerebbero un po’ più oculati… con la forza di Sansone che (essendo già rasato) è simboleggiata dal denaro (con l’agghiacciante risoluzione, se intuisco giusto, che vede Dalila recarsi al Bancomat lasciandoci supporre che il segreto di Sansone sia, con un parallelismo che per funzionare funziona… il codice pin!! Mi chiedo veramente come finirà: Sansone pregherà il direttore della banca di… boh, fargli un prestito per noleggiare… una macchina demolitrice?).  Il terzo episodio non riesco proprio a capirlo: mi sembra che i tre giovani Sadrac, Mesac e Abdènego abbiano a che fare con un datore di lavoro un po’ “rompiscatole” ( dovrebbe essere Nabucodònosor) e che vengano puniti e rinchiusi in un garage (anziché un una ben meno accogliente fornace ardente).

Il momento che preferisco è quando appare il titolo col sottofondo rap (è rap vero?) che invita a una più… confidenziale (e ritmata) relazione col testo sacro.

Non so voi, ma io mi sono divertito un sacco grazie a questo trailer. L’idea è buona… buonissima forse, ma la presentazione casereccia (di cui i font per i titoli sono il simbolo), non aiuta una traduzione dei concetti che sa di altrettanto casereccio. Prendere di plinco la sintassi biblica travasandola in forme contestuali odierne non è facile… me ne rendo conto benissimo. L’operazione produce la sgradevole sensazione di un abbassamento generealizzato, difficilmente evitabile. Criticare un’opera dal trailer è ovviamente da scriteriati, ma in questo specifico caso mi è sembrato che l’impronta del “film”(o miniserie) fosse lampante (questa precisazione serve a lasciare aperto uno spiraglio sul fatto che, nonostante abbia seri dubbi, l’opera intera potrebbe essere un capolavoro… sintetizzata da un regista di trailer da mettere in galera).

Concludo con una comunicazione di servizio: vi sarete accorti che gli aggiornamenti del blog vanno rarefacendosi… Beh, non mi sto affatto stancando… ma subisco i colpi della sessione d’esami in corso! Dunque non temete, ci sono ancora, ma mi risentirete fra qualche tempo! A presto :)



PERSONAL #4: FENOMENOLOGIA DEL CINEMA-LUOGO PT.2
2 giugno 2011, 9:33 am
Filed under: Personal

Ecco un’altra puntata di “Personal”, la rubrica mozzafiato de La Luce in sala che, tra una news e una recensione ricorda a tutti quanti (me compreso) che questo spazio online è anche un blog. Continuiamo con la fenomenologia del cinema-luogo pt. 2, tenendo ben presente che non so ancora come riuscirò a sviluppare -di nuovo- un discorso che sia cinefiliaco e vagamente cristiano (ma poi, chi l’ha detto che lo devo fare ogni volta?). Potrei iniziare dall’esperienza di quel particolare mercoledì sera, approfondendo (e riciclando) il problema denunciato nella penultima puntata. Vi faccio una domanda: sapete cosa c’è di peggio di un cinema stracolmo di ragazzini urlanti che strepitano e lanciano battute bestiali contro il protagonista del film proprio mentre questo poveretto sta rivedendo tutta la sua esistenza? Ebbene: andare a vedere un film dell’orrore in un una sala immensa e… deserta. Proprio per arginare il problema cui accennavo qui sopra sono divenuto col tempo un amante del cinema del mercoledì (o lunedì, dipende!). Il motivo non è univoco, miro anche ad arginare la spesa sempre più ingente del biglietto, il quale recede dalla scandalosa cifra di 8.50 € – offrendo un risparmio di convenienza inaudita che fortunatamente non smuove le masse – a 6.50 € (o addirittura 5.50 €, dipende). Sì cari miei, nonostante io sia tutt’altro che un risparmiatore compulsivo, per quei due euro mi metto micragnosamente a contare i centesimi… perché vedersi un film non può costare come un DVD o un libro: no! A questo proposito, avete sentito che la minaccia di rincaro del biglietto è stata miracolosamente scongiurata? Tanto meglio, altrimenti vi sareste sorbiti solo recensioni di vecchi vecchissimi classici, e vi immagino già a boccheggiare disperati di fronte alle locandine promozionali di dimensioni monumentali, in preda al panico (certo…)! Beh torniamo a bomba, il cinema del mercoledì dicevo. Sì, è una vera benedizione! Non c’è traffico, non c’è fila, non c’è ressa; c’è perfino quasi silenzio in sala. Insomma, una vera verissima favola. Se non che… quel mercoledì io e mio fratello, da fans della nota saga horror abbiamo deciso di onorare, tardivamente (e cioè quando si placano gli entusiasmi – attenzione con questa tecnica: a furia di aspettare abbiamo mancato Harry Potter e i doni della morte pt. 1 interrompendo una tradizione che proseguiva da ben 7 anni), onorare tardivamente, dicevo, la presenza in sala dell’atteso Scream 4 (concedetemi la parentesi critica che non posso trattenere: metacinema all’ennesima potenza per un sequel/reboot di insperabile freschezza, tanto il piacere di ritrovare gli attori “storici”, poca la paura – o sono io che ormai ho i nervi devitalizzati?). Arriviamo in abbondante anticipo (sia mai che ci sia stra-pieno): il cinema designato è un multisala incastonato nell’area commerciale di Verona, e le sorprese sono sempre in agguato. Comunque compriamo il biglietto (scontato eh!), e l’omino dello strap ci strappa distrattamente il talloncino battezzandoci ufficialmente come spettatori. Saliamo la lunga scala e arriviamo nell’enorme spiazzo rivestito di moquette silenziosissima che conduce a tutte le sale. Non c’è un’anima. Le luci sono soffuse, i corridoi lunghi, deserti… pieni di sagome di cartone promozionali un po’ vecchiotte e sfatte. I nostri passi sono incredibilmente attutiti… solo il rumore lontano del piano di accesso ci ricorda che non siamo…soli. Insomma senza eccessive paranoie, perché non ne abbiamo, entriamo nell’ ulteriore corridoio nero illuminato zenitalmente da faretti distanziati e lattiginosi…giriamo l’angolo e… ci troviamo davanti a quattrocento sedili vuoti… una falange incredibile di niente. Non ci sarebbe proprio nulla di eccezionale… se non fosse così straniante stare in un luogo particolare come il cinema, concepito per la ressa, completamente da soli. Ah, ma non finisce qui. Prendiamo posto scrupolosamente secondo quanto dettato dal biglietto… e dopo due minuti, come da copione, mio fratello corre in bagno. Non mi ritengo per nulla uno che si fa impressionare facilmente… ma parato così davanti allo schermo bianco, in una sala dal volume immenso e insonorizzata in modo surreale… ho quasi (sottolineo quasi) avuto paura. E mi è naturalmente tornato in mente il mio post fastidiosissimo dove mi lamentavo degli spettatori rumorosi… nonché il primo episodio di Ai confini della realtà… Ho iniziato a guardarmi intorno.. dietro di me nessuno… nella finestrella del proiettore la luce era ancora spenta: ma quanto cavolo siamo in anticipo? Prendo il cellulare e guardo l’ora… dovrebbe iniziare adesso (la raffica di trailer, si intende). Inspiegabilmente inizio a temere che spengano le luci. I film dell’orrore non mi spaventano troppo… ma… mi ritornano in mente le scene dei capitoli precedenti (in primis quella iniziale del secondo, con l’assassinio in sala, durante la proiezione). Non mi faccio trasportare più di tanto… insomma, sono adulto… e come sempre cerco di essere razionale. Subito dopo comunque è entrato qualche altro spettatore (per fortuna), è tornato mio fratello, sono arrivate altre 5-6 persone, le luci si sono spente (e riaccese: il proiettore si è inceppato – con tanto di voce del proiezionista al telefono che non faceva ben sperare “Cosa faccio? Si vede verde! No, ho provato a riavviare… No, non si sblocca…” eccetera). Qual è la morale di questo inutile discorso? Che se vai al cinema di sera tardi a vedere un film dell’orrore e se, nonostante tu non sia ultra-suscettibile, non sei nemmeno un pezzo di marmo… forse dovresti apprezzare anche la presenza di qualche “ragazzino” che lancia bestialità contro lo schermo. Insomma… come ho già detto l’esperienza del cinema si assapora anche collettivamente… non sempre la cosa potrà essere distensiva, ma una componente di piacere nello stare assieme c’è sempre (soprattutto se subito prima avete avuto la sensazione di essere rimasti gli ultimi esseri umani sulla terra) :)