LA LUCE IN SALA


WALT DISNEY E IL CRISTIANESIMO – PARTE II
17 novembre 2011, 9:43 am
Filed under: I Protagonisti, Pillole cinecattoliche

Disney anticattolico? – Disney massone? Nelle forme moderate e pacifiche che abbiamo osservato sicuramente sì, ma sarei addirittura propenso a pensare che il silenzio di molti testi (persino i più recenti) su questo aspetto della sua vita non stia come si sarebbe portati a credere in un desiderio di obliterazione (il DeMolay ha un sito anche italiano accessibilissimo, per il 100° compleanno di Disney ci sono state celebrazioni in seno all’organizzazione, alcune sedi americane sono titolate alla memoria di Walt… il quale fa inoltre mostra di sé sulla Hall of Fame virtuale dell’ordine) quanto piuttosto, sembra, a una certa irrilevanza (o sproporzione) di questo aspetto della sua vita privata. Come deduciamo dalle sue dirette parole, Walt era ricco di buoni propositi e sentimenti positivi, ma essendo allergico alla chiesa come istituzione trovò nel DeMolay un riferimento alternativo che gli consentisse, stando allo statuto ufficiale, di contemplare l’esistenza di Dio assieme a tutti quei valori conservatori che gli erano fondamentali. Naturale che vi si affezionasse e ne ricordasse a distanza di anni la missione che condivideva filosoficamente. Ma era o no Anticristiano? Stando a ciò che potremmo concludere a questo punto direi proprio di no. Allora almeno Anticattolico? Vediamo: i coniugi Disney da bravi genitori moderni non fecero mai battezzare le figlie; “Papà pensava che dovessimo avere una chiesa di nostra scelta. Non voleva che nulla nei nostri primi anni di vita ci influenzasse”, ricorda la figlia di Walt e Lillian, Diane. Senza giocare a fare gli psicologi potremmo semplicemente constatare, nella strategia educativa di Walt, il desiderio di proporre qualcosa di opposto rispetto alla rigida educazione congregazionalista ricevuta sulla propria pelle e, soprattutto, l’ulteriore riprova dell’apertura senza falsità di Walt alle scelte altrui. Le bambine tuttavia, forse per non essere completamente abbandonate nell’ignoranza della concreta possibilità di una sfera religiosa frequentarono per qualche tempo la scuola domenicale del Cristo scientista. In quarta elementare Diane frequentò invece – ma solo per un anno – una scuola cattolica: “Volevo diventare una suora”, afferma la diretta interessata, “Durante l’ora del pranzo me ne andavo in giro a pregare di fronte alle statue e via di questo passo”. Forse, come osserva l’autore di Vita di Walt Disney, libro dal quale provengono queste informazioni, “dal punto di vista del padre [quella scuola] le piacque un po’ troppo”, e fu per questo motivo che la piccola venne indirizzata al più presto altrove. In alternativa potremmo prendere per onesta (e non come ingenuamente rilassata) la lettera che Disney inviò alla sorella Ruth nel gennaio 1943: “La piccola Diane sta andando a una scuola cattolica adesso, e sembra divertirla davvero molto. È abbastanza presa dai rituali e sta studiando il catechismo. Non ha ancora deciso se vuole essere cattolica o protestante . Qualcuno è preoccupato per questo suo interessamento al cattolicesimo, ma io la penso diversamente. Penso sia abbastanza intelligente da sapere che cosa vuole fare e la sua decisione, quale che sia, è cosa che riguarda solo lei. Le ho spiegato che i cattolici sono persone come noi, e che sostanzialmente non ci sono differenze. Darle quest’ampia visione credo le formerà dentro uno spirito di tolleranza”. Tali righe di spiccata lungimiranza, rispetto al panorama culturale degli anni ’40, non furono probabilmente vacue parole: il biografo Neal Gabler interpretò quel “qualcuno è preoccupato” come un riferimento di Walt a sua moglie Lillian. L’interessamento di Diane per il cattolicesimo viene registrato da diversi biografi, e addirittura  Candace Rizzardini in un articolo dagli intenti simili a questo, dichiara di aver saputo telefonicamente da Paul Anderson, editore del magazine Disney Persistence of Vision, che Diane gli aveva confidato di essersi convertita al cattolicesimo da teen ager (secondo Paul perché i suoi amici la influenzarono, ed ella voleva sentirsi parte del gruppo). Comunque formalmente cattolica Diane non lo fu mai, dato che risulta chiaramente come nel 1954 , assieme al fidanzato Ron Miller, si facesse battezzare in una chiesa episcopaliana di Santa Barbara con Walt e Lillian come padrini, una settimana prima delle nozze nella stessa chiesa. Shannon Disney invece, sorella adottiva di Diane, si sposò con cerimonia presbiteriana nel 1959. Roy Disney, fratello e braccio destro di Walt, pur non essendo cattolico ricevette un funerale cattolico, visto che suo figlio Roy E. Disney aveva sposato Patricia Dailey… una cattolica. Pinsky (The Gospel, cit. p.19) osserva che questo matrimonio ebbe una profonda influenza su Roy senior, in particolare quando iniziarono ad arrivare i nipotini. Il  cattolicesimo ha bisogno di tempo per essere compreso dall’esterno… ed è proprio Roy che esclama: “quando vivevo a Kansas City eravamo soliti correre in giro per la città tirando sassi ai cattolici… ora ho quattro nipotini cattolici”. Non si perse mai un Battesimo, Prima Comunione o Cresima, e le sue esequie vennero celebrate proprio nella parrocchia in cui si era recato tante volte. L’impossibilità di recuperare il testo integrale di Building a company: Roy O. Disney and the creation of an entertainment empire, di Bob Thomas, rende problematico il riferimento ad alcune righe estrapolate da tale biografia: “Massone per decenni, più tardi confidò a Patricia di aver rassegnato le dimissioni dall’ordine, il quale aveva una lunga storia di anticattolicesimo. Sentiva di doverlo a sua nuora”. (Vale la pena ricordare che Roy Jr. un non cattolico con moglie cattolica, ricevette nel 1998 da Giovanni Paolo II l’investitura a Cavaliere dell’Ordine Equestre Pontificio di San Gregorio Magno, in riconoscenza del suo supporto alla costruzione di una nuova cattedrale a Los Angeles).  A differenza di Roy non sembra che Walt dal DeMolay fosse passato alla massoneria vera e propria, e fu anzi (in conferma di quanto dicevamo sopra) concretamente aperto alle espressioni cristiane che venivano sviluppandosi in seno al suo impero: lo vediamo nei suoi cortometraggi e poi nei suoi film sia animati che in live action, e nella meravigliosa Candle Light Procession (sin dal ’55 a Disneyland, in una notte precedente il Natale, si teneva una processione con candele a cui prendevano parte tutti i cori di tutte le parrocchie -di ogni confessione- e di tutte le scuole corali della zona, le quali intonavano bellissimi canti natalizi religiosi. Questa tradizione d’altri tempi perdura ancora oggi, sebbene con modalità differenti, anche al Disney World di Orlando; da sottolineare che prima del concerto un noto personaggio di spettacolo invitato per l’occasione legge i brani evangelici inerenti la natività di Cristo). (Dal minuto 02.00).

È poi di sicuro interesse, sebbene non significhi niente di più che una serena apertura, ricordare che Walt, nel suo viaggio in Italia del 1935, ebbe un’udienza privata nientemeno che col Santo Padre Pio XI (incontrò anche Mussolini, certo).

Un fotogramma dal film Fantasia

Il finale di Fantasia (1940), intriso di una romantica mistica cristiana traduce visivamente l’ Ave Maria di Schubert (nel film il testo originale latino è stato tradotto in inglese) e dal testo di John Culhane dedicato a questa fatica cinematografica (Walt Disney’s Fantasia), apprendiamo che Walt aveva previsto che negli ultimi fotogrammi del lungometraggio, quando l’inquadratura si innalza verso il cielo, comparisse un’immagine della Vergine Maria fra le nuvole. Alla fine Walt vi rinunciò perché una scelta così forte sarebbe stata troppo controversa. Nel film c’è anche un lungo capitolo dedicato all’Olimpo greco, trattato però in modi buffi e leziosi: sigillare tutta l’opera dopo due capitoli molto seriosi e di tono piuttosto elevato con un’immagine eminentemente cattolica, per di più dopo una parentesi di sapore quasi liturgico (prima nella processione di globi di luce erano previsti veri e propri candelabri) avrebbe sicuramente comportato polemiche a non finire (che non mancarono neppure dopo tali ridimensionamenti). Walt mantenne per moltissimi anni un senso di amorosa nostalgia per la figura materna (avete presente Bambi, Dumbo e Biancaneve?) e quindi nulla di strano che proprio per la Madre di Dio provasse almeno quella rispettosa curiosità che lo spinse, ad esempio, ad acquistare una statua della Vergine in argento da uno dei suoi disegnatori (lo riporta Candace Rizzardini da Neal Gabler, Walt Disney: The Triumph of the American Imagination). “Credo che tutte le concezioni siano immacolate, proprio perché c’è di mezzo un bambino”, rispose Walt all’infermiera del suo studio, Hazel George, quando questa gli chiese se credesse a tale dogma. Una risposta interessante, che ci consente di chiarire come a vincere sempre fosse un suo personale senso del divino, lontano dai teologismi più complessi.  Fino ad ora abbiamo raccolto molti elementi per cercare di capire l’atteggiamento di Disney verso il cristianesimo e la Chiesa Cattolica, molti, ma tutti indiziari. A Burbank in California c’è però un segno inequivocabile di ciò che Disney pensava della Chiesa Cattolica: Il Providence Saint Joseph Medical Center, fondato nel 1943 dalle Sorelle della Provvidenza, è attualmente l’ospedale più grande della San Fernando Valley, noto per la qualità dei servizi, le tecnologie impiegate e il senso umano con cui si accompagnano le cure. La struttura si eleva esattamente di fronte al quartier generale della Walt Disney Company e, se noto è il fatto che nelle sue stanze esalarono l’ultimo respiro sia Walt che Roy Disney, è invece ignorato sorprendentemente da tante biografie il fatto che Walt sin dai primi momenti di vita del progetto vi dedicò il suo entusiastico e pubblico contributo. Non ci è giustamente dato di conoscere, vista la natura caritativa del gesto, il peso di questo contributo, ma la foto in cui una processione cattolica lo incornicia nel momento in cui smosse la prima zolla del terreno destinato alla struttura, o quella dove “Topolino in persona” consegna un assegno alla priora delle Sorelle della Misericordia, Suor Zephirin, consentono di intuire una certa concretezza, un certo slancio. Disney dispose inoltre che i suoi artisti si applicassero nella realizzazione di murales e decorazioni varie per rallegrare gli interni (molti sono visibili, assieme ad altre foto, qui). Oggi la piazza antistante l’ospedale è titolata alla sua memoria, e la famiglia Disney e la Walt Disney Company non hanno mai smesso di prestare aiuto alla struttura (Roy Jr. e Patricia Disney hanno devoluto 10.000.000 $ per la costruzione del moderno Roy and Patricia Disney Family Cancer Center). Walt si spense il 15 dicembre 1966 in un letto del Saint Joseph Medical Center dove era stato ricoverato per un tumore al polmone sinistro. Roy ne ha ricordato gli ultimi momenti: sdraiato a letto immaginava nel reticolo dei pannelli fonoassorbenti del soffitto la piantina della sua ultima sfida, l’immenso Disney World. Alcuni anni prima, già compromesso nella salute, aveva detto all’infermiera Hazel: “ Su una cosa lei ha ragione: fumo e alcol sono peccati. Siamo tutti creature di Dio, e trascurando il corpo che Lui ci ha dato commettiamo peccato”. Disney non fu mai l’uomo perfetto che il culto di un sogno alla porporina ha scolpito con finalità anche commerciali: fu un appassionato fumatore e bevitore, sboccato, esuberante, perdeva clamorosamente le staffe, e oltre a ciò forse altro che solo lui e qualcuno più in alto conoscono veramente… ma non fu nemmeno il mostro che vari ricettatori di scoop vorrebbero poter ricostruire credibilmente. Fu un uomo di spiccato intuito, spregiudicatezza, inventiva, genio… un uomo che ha accompagnato molti di noi nel delicato momento dell’infanzia: lo Zio Walt che possiamo ricordare come un ingranaggio (accessorio eppur determinanate) della nostra felice esperienza del mondo, prima ancora che come un protagonista della storia e della cinematografia del ‘900.


12 commenti so far
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Solo un altro veloce saluto, per adesso – ma sono a casa per altri due giorni, ergo se nulla di nuovo interviene ci riscriveremo.

Nel frattempo, è poco ma sicuro che in cima alla lista dei desiderata biografici è balzata la vita di Disney.
Ce n’è una che più di altre ti sembra completa e interessante, insomma che mi consiglieresti; anche solo sbirciata?

‘sera ^__^

Commento di Denise Cecilia S.

Holà! Felicissimo di darti la mia personale opinione. Non sono un esperto eh, ma per scrivere il post mi son detto: “Hm, meglio leggersi qualcosa di serio prima di scribacchiare!”. Ma cosa c’è di davvero serio sull’argomento, che magari sia stato provvidenzialmente tradotto in italiano? Alla fine ho scelto: Michael Barrier, Vita di Walt Disney, uomo, sognatore e genio, Tunué, 2009 (€ 24,00), non solo la più recente biografia di Walt scritta fino ad ora, ma impreziosita dalla prefazione di Giannalberto Bendazzi (importante storico dell’animazione italiano) il quale, spergiurandone la completezza e la godibilità – confermando la serietà di Barrier- indulge nell’offrire al lettore un utilissimo elenco commentato delle biografie già disponibili. Altra alternativa facilmente reperibile “da noi” è il testo di Eliot, così commentato dal Bendazzi: “Un dilettante allo sbaraglio (Eliot) tenta il colpo di una biografia scandalosa accumulando vere e propire fandonie, errori, diffamazioni e sentiti dire”. Prosegue:”L’unico libro italiano di un qual certo interesse è Walt Disney: prima stella a sinistra, di Mariuccia Ciotta. L’autrice non teme di schierarsi tra i filo-disneyani e suggerisce alcune chiavi di lettura originali, peraltro più sull’opera che sull’uomo”.

Io sto ancora ultimando Vita di Walt Disney, e lo trovo semplicemente magnifico. Ricchissimo di informazioni, particolari,considerazioni di ampio respiro sull’animazione e la cultura degli Usa. Scritto molto molto bene, fresco e scorrevole, potrebbe forse risultare pesante per chi non fosse interessato alle evoluzioni e alle conquiste dell’animazione disneyana (per le quali Barrier ha un occhio di riguardo). Io lo consiglio alla grande.

Barrier comunque non cerca di inserire tutto ciò che di Disney si conosce nella sua trattazione, ne offre un resoconto sapientemente sfaccettato, che non rende arido il ripescaggio, ad esempio, del classico testo di Bob Thomas. La Ciotta la leggerò, prima o poi!
Spero di esserti stato utile :D

Buon week-end!

p.s. Ah, in Barrier, sembra di poco conto ma non lo è, ci sono anche delle belle fotografie! :)

Qui il sito della Tunué con la possibilità di leggere l’anteprima http://www.tunue.com/catalogo-tunue/?libro=vita-di-walt-disney-uomo-sognatore-e-genio.html

Commento di filippociak

Innanzitutto grazie mille per i consigli: per l’inverno, periodo di “ritiro”, ho stabilito di (cercare di) non acquistare o prendere in prestito libri nuovi, ma piuttosto di recuperare la lettura di quei molti tralasciati che stazionano nelle librerie di casa… ho però anche preventivato un paio di eccezioni: per esempio, per l’ultimo giallo di Jo Nesbo.
Una biografona come quella di Disney, presumibilmente, è perfetta per affiancarsi alle altre spigolature ^__^

A proposito dei contenuti dei tuoi due post, a malincuore non posso per ora entrare nel merito – forse, appunto, dopo aver approfondito direttamente.
Confesso però che, pur tentando di non rimanere eccessivamente “marcata” dalle teorie che tu hai voluto sconfessare e che nei decenni hanno proliferato; non ci riesco del tutto.
Non ho mai pensato, nè dedotto dopo aver letto compendietti quali “Camerata Topolino”, che Disney fosse nazista-massone-anticristiano-addiritturasatanista. E’ abbastanza evidente, anche senza che se ne sappia nulla personalmente, che tutte queste denominazione – specie se così accumulate – nascondono un’operazione di costruzione forzata di un’immagine ben poco aderente alla realtà con i suoi annessi, connessi e direi… gli sconnessi.
Eppure la grande quantità di “magia” contenuta nelle sue produzioni, per converso, è inclassificabile nell’immeditezza della fruizione. E se pure la magia non ha (non dovrebbe avere) sia come termine sia come concetto una caratterizzazione a priori nè in senso positivo nè in senso negativo; il materiale scotta. Frequenterò forse ambienti in cui quest’accostamento è TROPPO (e sono io a sottolinearlo) facile, ma l’utilizzo di temi e riferimenti magici, esoterici, bla bla bla da parte di un conservatore (nel senso più ampio della parola, come delineato anche dal tuo post) stimola purtroppo in me un meccanismo di associazione automatica; per cui quel tipo di magia dev’essere in qualche misura, e consapevolmente, rappresentata e diretta in senso anticristiano.
Non so se mi sono spiegata, francamente… ma so per certo che ho letto troppi Adelphi, ed ascoltato troppi neodestri. C’è anche da dire che dovrei ricondurre a ragione quella che forse è una vera ossessione per il simbolico.

Non rileggo, pubblico e vado a bermi un thè.
A poi.

Commento di Denise Cecilia S.

Un’aggiunta veloce: purtroppo, a rendere difficoltoso il farmi un’immagine non dico realistica, ma meno condizionata, del personaggio contribuisce il fatto che il cosidetto “sogno americano” io lo schifo letteralmente.
Lo so, ci sarebbe molto da dire – e declinare.
Ma nel complesso, a pelle, mi urta; e ho provo di certo meno fastidio o preoccupazione dovendo approcciare un Disney che scade nel paganesimo e nella gnosi (cosa che non è, ma che solletica l’immaginario collettivo) rispetto al pensarlo quale esempio e modello di americano di successo.
E’ un grosso impedimento psicologico. Se non altro, so contro cosa devo guardarmi.

Commento di Denise Cecilia S.

Uhm, dunque dunque. Se c’è una cosa di cui sono scontento è che l’articolo sia venuto fuori, evidentemente, con un taglio simil-apologetico. In realtà volevo solo fare della constatazioni, ma Utilizzare come itinerario mentale le paginate web di accuse… alla fin fine non è stato salutare.

Oltre un certo livello Walt è stato imperscrutabile come tutti… quindi che fosse anticristiano oppure no, magari inconsciamente, magari persino involontariamente… può essere difficile dirlo. Intenzionalmente? Si potrebbe dire almeno, immagino, che intendesse dare respiro alla sua personale concezione, e che non gli dispiacesse di offrirla ad altri. Io però mi spingerei al massimo a fare un discorso che possa essere girato a mille altre personaggi, espressioni, produzioni: è stato indirettamente anticristiano nella misura in cui ha proposto qualcosa di alternativo al cristianesimo; non la magia o chissà che culto esoterico, ma un pacchetto di valori e bellezza di enorme presa diretta, di legittima religiosità neutra. Forse non posseggo gli strumenti culturali per farel’equazione che proponi: magia-conservatorismo = anticristianesimo.

Qaunto ai contenuti esoterici, alla magia… non mi sorgono spontaneamente i tuoi stessi pensieri. La ricerca non è mai finita, certo, ma a questo punto direi che Walt ha sempre voluto produrre film che piacessero a TUTTI, grandi e piccoli, americani e non, religiosi e non, cristiani e non. Avevo letto delle acute interpretazioni in chiave massonica ad esempio di Pinocchio, con ragionamenti che non facevano una piega (sebbene tali interpretazioni necessitino sempre di un certo grado di arbitrarietà inconscia), ma venendo a conoscenza di come veniva sviluppata la storia concretamente, con uno staff, con tavole rotonde di discussione e confronto, con continui scambi tra le ragioni dell’animazione, del pubblico, del bisogno di calare le storie nella sensibilità degli anni ’30-’40, del ritmo narrativo giusto, dell’equilibrio tra dramma e divertimento… enucleare messaggi eterodossi (o quantomeno curiosi) mi sembra un po’ acrobatico.
Poi ovviamente è chiaro, parlo di mie personali sensazioni, non posso in alcun modo argomentare in modo più completo di così!
Le agiografie di Disney sono fasulle almeno quanto le pubblicazioni denigratorie: su questo non ci piove.

Se anche tu hai un testo da suggerirmi per sviluppare meglio sospetti o zone d’ombra… (non necessariamente su Disney intendo, proprio su questi argomenti), sono tutto orecchi! (anche se da tempo sto cercando di mettere in pratica la tua stessa identica strategia. Io ho in più l’imbarazzante aggravio di creare cumuli di libri da leggere… ancora intonsi. Vergogna).

Commento di filippociak

No, non temere: ai miei occhi apologetico non è, non eccessivamente comunque (un po’ deve esserlo, altrimenti che confutazione dell’immagine negativa che ne danno sarebbe?).
Per il resto, lungi dal poterti indicare testi seri sui rapporti tra consevatorismo in senso ampio ed esoterismo; credimi: siamo meno distanti di quanto sembri.
Infatti condivido sostanzialmente ciò che esprimi nel secondo paragrafo, sulla scarsa possibilità e facilità di rifilare ed infilare intenzionalmente nelle storie messaggi particolari (magari subliminali).
Sono conscia di avere – se non dei preconcetti – delle idee fisse, diciamo così; perciò, senza alcun interesse per le incensature, ogni rilettura del personaggio che cerchi di depurarne un po’ l’immagine è gradita… non so nulla, per esempio, di come si produca un corto-lungometraggio animato. Ma posso almeno vagamente immaginare il lavoro di gruppo, complesso (forse più oggi di una volta? Ho sempre il mito dell’autore che, almeno nella fase ideativa dei contenuti, fatica da solo e da solo crea). E’ un tipo di approccio che effettivamente lascia ben poco spazio ad interventi moralistici o affini che non siano interamente, e da subito, condivisi dall’equipe…

Commento di Denise Cecilia S.

Caro Filippo, mi fa davvero piacere rileggerti. Di tempo ne è trascorso dall’ultima volta che ci siamo sentiti, ma noto con piacere che non riesci a tenere a freno la penna. Bene!

Tuttavia permettimi di fare qualche appunto a questo tuo interessante approfondimento. Non sto qui a contare le virgole riguardo alle notizie di carattere biografico che hai fornito. Anzi, le prendo per buone, col beneficio del dubbio dovuto alla particolarità del personaggio – non quindi alla tua buona fede.

Quel che personalmente ho trovato eccessivamente conciliante è il taglio dei tuoi due seppur ottimi articoli, come a quanto ho capito rileva pure Denise. Capisco perfettamente la stima e l’affetto che tu possa nutrire nei riguardi di “Zio Walt”, né saresti il primo.

Ma è bene dire le cose come stanno. A tratti ho avuto l’impressione, correggimi se sbaglio, che tu tendessi, anche inconsapevolmente (il che, forse, sarebbe pure peggio) a “giustificare” mister Disney.

Affermazioni come “era un uomo con tanti pregi e tanti diffetti… come tutti” oggigiorno altro non sono che un facile scudo. Ancora fatico a comprendere cosa significhino. Cosa dovrebbe stupirci? Che non fosse santo? O che fosse un peccatore incallito?

Non vedo perché, e ti prego di non fraintendere il tono, ci sia bisogno di ricorrere a certe constatazioni. Per come la vedo io, è un po’ come mettere le mani avanti. Una litania di comodo che oggi permette il perpetrarsi di tante di quelle porcate che nemmeno si contano. Un meccanismo astuto per far tacere chiunque, perché “anche noi siamo peccatori”. Non cadiamo nel tranello, caro Filippo.

La Verità è tale a prescindere da chi se ne fa portavoce. Non ti porto esempi pratici, anche perché risulterebbero inutilmente scomodi. Ma non reinterpretiamo l’episodio della trave nell’occhio per far sì che un insegnamento così potente ci si ritorca contro.

Stando a quanto, oserei dire minuziosamente, riporti, Walt Disney fu il prototipo del cristiano/cattolico 2.0. Quello per cui al mercatino delle religioni ci sono solo primizie, senza alcuna differenza: una fede vale l’altra. L’importante è tendere a Dio (sic). Ma che significa esattamente “tendere a Dio”?

Non si prega solo per ottenere favori in cambio, bene. Secoli di Tradizione hanno espresso tale realtà in maniera legittimamente più efficace. Quindi? Ricordiamoci che non basta essere docili come agnellini, ma che è indispensabile pure la vigilanza tipica delle serpi. Quando qualcuno ci propina una generica “preghiera ecumenica interconfessionale”, distogliamo gli occhi dall’interlocutore e tocchiamoci le tasche: proprio in quel momento qualcuno ci sta sfilando il portafoglio.

Non basterebbero nemmeno cento ‘Assisi’ per convincere un fedele sano, quale che sia la confessione, che la “preghiera comunitaria” tra diversamente credenti è tutt’al più un numero d’avanspettacolo.

Lo affermo da cattolico, così come certamente lo avrei detto da musulmano. Non si fanno sconti. Avvicinarci al fratello è un conto, abbracciarne l’errore è un altro. Si tratta di buon senso, nulla di più. Gli ebrei aspettano ancora il loro messia, senza rendersi conto di aver perso il treno circa venti secoli fa. Per l’Islam Dio è lì e noi siamo qui, con un gap tale che nessun profeta riuscirà mai a colmarlo. I protestanti si sono auto-recisi dal ramo, peccando di superbia ed accontentandosi delle “verità” di un pretuncolo come Lutero, o chi per lui, anziché affondare la loro speranza nella ricchezza di Colei che, sola, detiene il Depositum Fidei. Gli ortodossi idem, seppur non esiste denominazione più cattolica di loro al di fuori della Chiesa di Roma. Chi manca all’appello? Rastafariani, buddisti, wicca e chi più ne ha più ne metta.

La logica è spesso il termometro della vera Fede. Mi stupirei se ognuno di loro pensasse che io “ho ragione”. Non è di mia competenza scomodare l’aldilà per certe questioni: Dio deciderà di ognuno di noi secondo Misericordia e Giustizia, senza tessere di partito, questo lo credo. Ma qui, su questa landa desolata eppure meravigliosa che si chiama terra, tra ombre che la deturpano e luci che la impreziosiscono; qui, dicevo, non per meriti ma per insindacabile scelta, quel povero Nazareno ha scelto questa barca, ossia quella che si trova a Roma. Le ha dato un solo un principe, una vela e via verso il largo.

A volte imbarca acqua. Oggi pare addirittura che stia affondando. Ma ciò non toglie che, bella o brutta, questa abbiamo. Possiamo scegliere da che parte far stare noi, non da che parte fare stare Lui. Perché Lui ha scelto, da sempre. Precluderci la possibilità di chiarire questo punto fondamentale perché anche noi semplici creature, sarebbe come vagheggiare che io non possa ammettere l’esistenza del tuo blog perché non so scrivere.

E qui mi ricollego allo zio Walter. Ciò che porta avanti lui è la medesima, spiccicata, religiosità annacquata che promuove la massoneria. Un teismo sui generis, fondato su un anonimo “great architect”, che se ne sbatte del destino di questo mondo, con tutto quello che c’è dentro. Un dio che non giudica e che non vuole essere giudicato. Una sfuggente ancorché comoda “causa prima”, che ha costruito il motore e, dopo averlo messo in moto, si è dato a una pausa eterna. Che ne è del Dio Vivo, Vero e costantemente Presente del cristianesimo?

Estirpa il messaggio da Colui che lo ha annunciato e tutto diventa immediatamente una montatura. Perché porgere l’altra guancia? Perché pregare per il nemico? E perché addirittura amarlo?!

Walt Disney avrà trovato asfissiante (come dargli torto) il cristianesimo made in USA e avrà preferito farsene uno su misura. Poco male. Ma è bene sottolineare che la Fede non ha nulla a che vedere con la religiosità o con la spiritualità. C’è un po’ dell’una e un po’ dell’altra, certo. Ma non coincide perfettamente con nessuna di queste.

Diciamo quindi che il papà di Mickey Mouse era un visionario, un artista, genio e sregolatezza fatte a persona. Un uomo senza dubbio “riuscito”, che ha capito più e meglio di altri cosa la gente volesse. Che ha intrattenuto generazioni e generazioni (tra cui il sottoscritto) con film per cui molti di noi, ripensandoci, provano una certa nostalgia. Rendiamogli atto di questo. Non ha bisogno di alcun’altra riabilitazione.

Commento di Antonio

Ciao Antonio, è bello risentirti (riparerò quanto prima anche via mail), ma la penna è sempre più a freno di quanto dovrebbe… e se non lo è la penna lo è, ahimè, il cervello. Il tuo commento è come sempre gradito. Certamente potrei definirmi un affezionato delle produzioni Disney e sono, ormai è chiaro, affascinato dal personaggio Walt (di cui certamente non posso però conoscere niente più di quanto reso disponibile dalla critica o dai vari biografi succedutisi negli anni). Da quanto mi dici sembra, e ne prendo atto, che quanto ho scritto appaia come una sorta di riabilitazione a tutti i costi, e che il fatto che io apprezzi il senso di tolleranza di Disney o il suo background cristiano possa, per estensione, rendermi entusiasta (o complice) di un generico appiattimento religioso. Ovviamente no… ma se lo si evince da quanto ho scritto credo di aver davvero toppato.

Onestamente la mia intenzione era scoprire e mettere in luce semplicemente i punti di contatto fra Disney e il cristianesimo, sono portato ad apprezzare ogni forma di apertura-rispetto-considerazione verso il cristianesimo… e se sono disposto a rallegrarmi anche di un solo passo verso tale direzione, non significa che lo ritenga sufficiente a priori. Al contempo non amo che si scaglino anatemi esagerati o gratuiti contro personaggi che necessitano piuttosto un inquadramento più approfondito (le constatazioni su quanto D. abbia annacquato il cristianesimo sono invece, certo, legittime). Appurare se tali anatemi fossero esagerati era il mio secondo fine.

Commento di filippociak

Torno velocemente su questo post per segnalarti quello che pare un interessante volume, dedicato ai rapporti tra mondo fumettistico e fascismo, nel quale Disney ha una parte d’eccezione:

Del fascismo e dei fumetti, eccetto Topolino

Commento di Denise Cecilia S.

Ma grazie Cecilia! Finisce diritto nella lista delle cose da comprare!

Commento di filippociak

Per altro l’ho visto giusto l’altroieri in vetrina, al punto vendita Mondadori della stazione di Lambrate, e naturalmente l’ho sfogliato e sbirciato.
Non posso dire nulla sulla qualità dei testi, ma confermo che sembra un buon prodotto, curato anche nel confezionamento e negli inserti (con tanto di pagine di vecchi fumetti patinate).
Mi sono fermata a leggiucchiare qualcosa dall’intervista a Romano Mussolini pubblicata in appendice: adoro il Romano jazzista e non potevo non approfittarne!

Commento di Denise Cecilia S.

[…] del blog Luce in Sala  ”Walt Disney e il cristianesimo” (parte 1 qui – parte 2 qui […]

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